I professori e la politica; il governo di salute pubblica, che con rimarchevole tempismo era stato propugnato circa una settimana fa dal segretario regionale dell’Mre Carlo Piroso; la gestione oculata dei conti e delle iniziative economiche da intraprendere alla luce dell’arrivo di una vagonata di soldi concessi con il Pnrr (l’ormai famoso piano di sostegno alle misure varate per la ripartenza successiva allo tsunami Covid che ha purtroppo devastato le vite degli uomini prim’ancora dei sistemi finanziari degli Stati con in prima fila l’Italia). Ecco allora come la prima sensazione di un focolaio a Catanzaro dell’effetto Draghi, dopo peraltro i prodromi dell’esperienza Monti (curiosamente è sempre di un Mario super economista e quotatissimo in Europa che si tratta), sia forte. Molto forte, con la gente che conta (ma per davvero) ormai indirizzata sui binari di una scelta precisa: non lasciare la direzione del nuovo corso ai soliti improvvisati o comunque a chi non “assevera” determinate logiche. Persone di cui, insomma, non ci si fida. Attenzione, però, perché qui non siamo a Roma e c’è da fare i conti con le urne e quanti - pur nella bassa, talvolta bassissima, cucina del sottobosco politico locale - i voti li sposta a suo piacimento da Destra a Sinistra al Centro.

Ragion per cui, l’operazione conquista di Palazzo De Nobili non è semplice. Neppure per chi dispone di mezzi portentosi. A riguardo, per informazioni rivolgersi a qualche imprenditore di spicco che nel 2017 ha incocciato contro un argine invalicabile, quindi, non riuscendo affatto a spuntarla. Resta tuttavia il dato incontrovertibile (commenterebbe monsieur Jacques La Palice) che meglio disporne anziché il contrario.

È adesso, dunque, che si fa prepotentemente largo la sensazione numero due: i “poteri locali” avrebbero puntato le loro fiches su Valerio Donato, che li rassicura enormemente di più del suo collega Nicola Fiorita. Non convincono infatti le condizioni, soltanto politiche a detta del diretto interessato, in cui è maturato lo strappo (perché questo è, in piena regola, malgrado si dia alla cosa una veste diversa indorando la pillola) consumato da Donato nei confronti del Pd e dell’ala fioritiana (quelli di Cambiavento) dei Tre Colli che marginale non è. Anzi, tutt’altro. E poi, se davvero si arriverà al “muro contro muro”, sarebbe innanzitutto la sconfessione della linea Viscomi-Alecci.

Mica due qualunque nelle fila Democrat con il primo, soprattutto, che da eletto vero (il secondo è più una sorta di nominato, considerato il meccanismo attuale di selezione dei parlamentari) e astro nascente dei Dem fra gli ideatori del “progetto Fiorita” si ritroverebbe sfiduciato, o almeno sfidato, in casa. Uno scenario che, se non muterà, porterà il centrosinistra tradizionale a finire ancora una volta (l’ennesima, peraltro) a… gambe all’aria, pagando così dazio alle sue discutibili (eufemismo!) strategie.

Certo, è pur vero che Fiorita sogna di imitare il Rosario Olivo del 2006, capace di vincere contro centrodestra e Nuova Alleanza. Ma con la sostanziale differenza che stavolta non c’è, come invece allora, un’unica parte di centrodestra in rotta con la “navetta madre” pronta a flirtare con Cambiavento per interessi contingenti. E già, perché oggi c’è a destra e nel centro anche chi strizza l’occhio - e converge - su Donato. Ma vi è di più: tutto ciò si potrebbe infine tradurre nel clamoroso affondamento della nave Nuovo Centrosinistra, composta dal Pd e una serie di parti(ni) e microrealtà associative, ancor prima del varo in mare.