In un mese esatto e in piena emergenza Coronavirus la Calabria si ritrova senza governatore, dopo la tragica scomparsa di Jole Santelli lo scorso 15 ottobre e, adesso, anche senza presidente del Consiglio regionale.

L’arresto di Domenico Tallini apre un ulteriore grave vuoto politico nella nostra Regione e non può certo parlarsi di semplice sfortuna.

La stessa elezione di Domenico Tallini alla presidenza del Consiglio, che ha spaccato il centrodestra e richiesto diverse votazioni e una mediazione anche con le forze di opposizione, aveva destato immediate polemiche fin dal primo istante.

Nell'elenco degli impresentabili

Il nome di Tallini era finito nell’elenco dei cosiddetti “impresentabili” formulato dalla Commissione parlamentare antimafia presieduta da Nicola Morra, con le annesse e accesissime polemiche tra i due.

Morra aveva messo in guardia anche Jole Santelli dall’indicare un politico rinviato a giudizio per diversi profili di corruzione e che avrebbe rischiato la sospensione per effetto della Severino.

La realtà si è mostrata molto più severa delle previsioni e, probabilmente, gli sciagurati esperimenti che il centrodestra ha posto in essere in questa legislatura saranno da indagare con attenzione una volta che si sarà fuori dall’emergenza.

Chi è il presidente del Consiglio Tallini

Tallini, perito elettronico ed ex dipendente Enel, è sulla scena politica da quasi 40 anni. Politico praticamente di professione, Il suo impegno è cominciato nelle file della Giovane Italia e i suoi primi passi in politica sono stati burrascosi e molto d’azione. Notorio il suo passato da picchiatore fascista che lo aveva fatto diventare una “celebrità” nel capoluogo. E’ stato consigliere comunale di Catanzaro dal 1981 al 2017, eletto per la prima volta tra le fila Msi, prima di scoprirsi “moderato” e diventare capogruppo di Forza Italia e nel 1993 ha ricoperto, tra l’altro, l’incarico di Assessore comunale allo Sport e agli Affari generali. Nel 1999 è stato anche assessore Provinciale (Pubblica istruzione e Programmazione territoriale) e si è candidato alle elezioni regionali del 2000, nella lista di FI ottenendo oltre 6.500 preferenze. E’ stato tra i fondatori del movimento “Calabria Libera”, nel 1990 con Beniamino Donnici, e poi del Polo Civico (di area centrista).

La sua elezione nel 2020 gli ha regalato la quarta legislatura consecutiva. E’ stato eletto nella circoscrizionale Calabria centro con la lista Forza Italia con oltre 8.000 preferenze, attualmente ricopre la carica di Presidente del Consiglio Regionale. Nel 2014 è stato eletto nella circoscrizione Calabria centro con la lista Forza Italia con oltre 11.000 preferenze. Componente del gruppo Misto, ha ricoperto la carica di vicepresidente della IV Commissione consiliare "Assetto, Utilizzazione del territorio e Protezione dell'ambiente”, nonché di componente della Giunta delle elezioni. Nel 2010 è stato eletto nella circoscrizione Calabria centro con la lista Pdl con circa 10.000 preferenze. Dal 2010 al 2014 è stato Assessore al Personale incappando in diverse grane giudiziarie.

La sua prima elezione al Consiglio regionale risale al 2005 tra le fila dell’Udeur con circa 5.000 preferenze, ha ricoperto, tra l’altro, la carica di Presidente della Commissione Speciale di Vigilanza ed è stato anche membro supplente della Commissione di disciplina del personale.

Dal 2015 ad oggi, ha ricoperto anche il ruolo di Coordinatore di Forza Italia nella Provincia di Catanzaro.

La sua gestione di palazzo Campanella si è trascinata tra nomine, polemiche e illegittimità e con una linea di scontro totale con il governo nazionale sfidato più volte sulla gestione dell’emergenza Covid.

Tra le perle di questi mesi il tentativo di approvare la legge sui vitalizi per attribuirli anche ai consiglieri che non avessero completato la legislatura. Beccato, insieme ai consiglieri di maggioranza e opposizione, con le mani nella marmellata è stato costretto a fare un passo indietro collezionando una delle peggiori figure rimediare dal Consiglio regionale. Anche in occasione dell’ultima seduta di Consiglio, quella del congedo dopo la morte del presidente della giunta, ha imbottito l’ordine del giorno di provvedimenti e leggine dal carattere elettorale violando, almeno secondo l’opposizione, la regola che prevede per l’Assemblea la possibilità di approvare soltanto atti urgenti e indifferibili dopo la fine della legislatura. La questione è tutt’ora sul tavolo del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia.