Anche la leader dell'opposizione in Consiglio interviene nella polemica che sta tenendo banco negli ultimi giorni: «Il vero problema è come incentivare i voli e avere altre tratte»
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«Devo essere sincera, quando ho sentito la proposta del sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita sul modificare il nome dell’aeroporto di Lamezia in Lamezia-Catanzaro sono rimasta stupita». Esordisce così in una nota Amalia Bruni ritornando sulla vicenda che sta tenendo banco negli ultimi giorni dopo la proposta del primo cittadino del capoluogo di Regione.
«Ho fatto qualche considerazione - prosegue Bruni -. Innanzitutto globalmente la nostra terra ha perso il cammino dello sviluppo rimanendo sempre l’ultima a causa delle sfide di una città contro l’altra, un paese contro l’altro e persino un quartiere contro un altro. Una regione con pochissimi abitanti che ha necessità di essere una sola cosa, armonica e con un disegno di sviluppo globale nonostante o forse proprio per le sue ricche diversità. L’incapacità della politica negli anni invece di ridurre i contrasti li ha accentuati».
Per la leader dell'opposizione in Consiglio regionale «Catanzaro e Lamezia già da tempo avrebbero potuto consolidare un progetto di sviluppo come avrebbe dovuto fare chi punta a essere metropoli e non borgo e invece negli anni hanno perpetuato una separazione che non ha giovato a nessuna delle due. Non mi stancherò mai di ripeterlo, occorrono politiche inclusive nei confronti dei territori che certo non partono dalle etichette ma da cammini istituzionali e da progettazioni di ampio respiro condivise. Avventurarsi dentro sollecitazioni localistiche, non solo ha un respiro corto ma rischia addirittura di isolare, sempre di più, la città di Catanzaro».
«Il problema - conclude Amalia Bruni - non è se e come cambiare il nome dell’aeroporto di Lamezia, il problema è come incentivare i voli, come avere altre tratte, come far crescere, con beneficio di tutti, il turismo che ha bisogno di aerei e scali sempre più moderni al servizio di tutta la comunità. Se ragionassimo su questo e studiassimo progetti seri in questa direzione, la musica sarebbe diversa. Altrimenti rischiamo di restare tutti dove siamo, senza una prospettiva di crescita comune e l’aeroporto sarà solo uno dei tanti problemi che dovremo gestire».
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