L’attivista democrat di Catanzaro stigmatizza con forza i contenuti dell’intervento dell’esponente di Forza Italia, che nel corso dell’ultima seduta dell’Assemblea ha parlato del Ventennio
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«Tra poco meno di due settimane ci troveremo a festeggiare la diciassettesima giornata mondiale del Rifugiato; un appuntamento importante per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla condizione di chi è costretto a fuggire da guerre e violenze, lasciando i propri cari e la propria casa, voluto dall'Assemblea generale delle Nazioni unite a partire dal 2001, anno in cui si festeggiò il cinquantesimo anniversario della Convenzione di Ginevra sui rifugiati.
La Regione Calabria, è noto, nel proprio Statuto afferma con nettezza di informare il proprio agire al pieno rispetto dei principi di libertà, democrazia, uguaglianza, giustizia, solidarietà e non violenza e fa propria la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, che vieta qualsiasi discriminazione sulla base della razza, del colore della pelle, dell'origine etnica o sociale e delle caratteristiche genetiche e rispetta la diversità culturale e linguistica.
Un quadro giuridico lodevole, all'insegna dell'inclusione, della tolleranza e dell'europeismo.
La nostra Regione arranca ancora in molte classifiche europee, ma con ottimismo e certosina laboriosità quotidiana si tenta di risollevare le sorti economiche e sociali della Calabria, dentro e fuori le istituzioni, per guardare al futuro.
In Consiglio regionale, invece, abbiamo rappresentanti come il consigliere di Forza Italia, Domenico Tallini, che guardano con nostalgia al passato rievocando il fascismo nel civico consesso di Palazzo Campanella con il perfetto stile di “Quando c'era lui... caro lei” di fantozziana memoria.
Orbene, Tallini, ieri in Consiglio, ha affermato che "il fascismo non era razzista", ricordando, con una sua personale, ma pubblica lezione di storia del Ventennio, il tentativo coloniale in Abissinia del 1935.
Ciò ha rievocato il paternalismo coloniale ottocentesco, che, ha detto Tallini, "ha portato la civiltà in Africa" a popoli definiti a suo tempo da Kipling come “irrequieti e sfrenati, mezzi demoni e mezzi bambini” alla quale soggiaceva la pretesa di superiorità della razza bianca sulle altre, ma anche lo sfruttamento economico e fisico.
Una idea della gerarchia delle razze foriera di stereotipi che hanno portato nel 1938 e nel 1939 all'introduzione nell'Italia fascista delle orrende leggi razziali.
Ora ci illumini il consigliere Tallini se punta a prendere le orme del suo collega di partito Marcello Dell'Utri, che a suo tempo proponeva la rivisitazione storica dei libri di scuola sul fascismo.
Dica Tallini se immagina una Calabria europea o se rimpiange anche l'autarchia perché la visione espressa in Consiglio regionale ad oggi è chiara, e fa paura».
*Alessia Bausone, attivista Pd per i diritti civili