Non ci sarà la consultazione popolare che puntava all’abrogazione totale della riforma Calderoli. La decisione della Consulta dopo una camera di consiglio di sette ore
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Non si terrà il referendum che puntava all’abrogazione totale dell’Autonomia differenziata, la legge firmata Calderoli, bandiera della Lega sulla prima legislatura della destra. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, decretando l’inammissibilità per quel quesito, dopo una camera di consiglio durata circa sette ore.
Ad emettere la sentenza sono stati gli attuali undici giudici della Corte Costituzionale. La Corte ha rilevato che «l'oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari».
La Consulta si era già espressa il mese scorso in merito alla cosiddetta “legge Calderoli”, sottolineando - ai fini di compatibilità costituzionali - la necessità di correzioni su sette profili della stessa legge: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi.
La Corte costituzionale ha rilevato che «l'oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell'elettore». Per la Consulta «il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull'Autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull'art. 116, terzo comma, della Costituzione»: ciò «non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale». La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni.La decisione della Consulta, arrivata un po’ a sorpresa, modifica non di poco il percorso del testo: i giudici costituzionali hanno chiesto un nuovo passaggio in Parlamento e il No alla consultazione popolare ridà la palla alla politica.
Gli stessi giudici hanno invece dichiarato ammissibili gli altri cinque referendum abrogativi che riguardano quello proposto da +Europa sulla cittadinanza per gli extracomunitari e quelli promossi dalla Cgil su Jobs Act, indennità di licenziamento nelle piccole imprese, contratti di lavoro a termine e responsabilità solidale del committente negli appalti. «Il riconoscimento della cittadinanza, nel rispetto dei valori della Costituzione, non viziato da tempi di permanenza nel nostro Paese inutilmente lunghi e da meccanismi penalizzanti, renderebbe più facilmente partecipi gli immigrati di una sfida sul futuro dell'Italia che è di tutti», sostiene il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova.
Zaia: «L’Autonomia andrà avanti». Martella: «Macché, è morta»
Di segno opposto, ma era piuttosto scontato, i commenti sulla decisione della Consulta. «Con questa nuova sentenza la Corte Costituzionale mette fine alla vicenda referendaria con l'assoluta imparzialità che deve esserle propria. Questo pronunciamento contribuisce a chiarire ogni dubbio sul percorso dell'autonomia, che continuerà a svilupparsi nel pieno rispetto della Costituzione, delle indicazioni della Consulta e del principio di Unità nazionale, mantenendo al centro i valori di sussidiarietà e solidarietà». È il commento del presidente del Veneto, Luca Zaia, alla decisione della Consulta di non ritenere ammissibile il quesito referendario per l'abrogazione della Legge dell'autonomia differenziata. Sempre dal Veneto, il segretario del Pd Andrea Martella dà un lettura totalmente diversa: «La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum abrogativo sulla legge Calderoli non ci sorprende. Come avevamo già sottolineato, questa legge era stata di fatto già svuotata dalla Corte stessa, che ha cancellato ampie parti del testo originario. Di conseguenza, il quesito referendario perdeva il suo fondamento: la legge Calderoli, per come era stata pensata, non esiste più, è morta».