Prime reazioni dal mondo della politica. Il Gruppo Pd in Consiglio regionale: «Vittoria per chi ha sempre sostenuto che la riforma rischia di accentuare le disuguaglianze tra territori»
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La Corte costituzionale ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie, considerando invece illegittime specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo. Lo ha reso noto la stessa Consulta, in attesa del deposito della sentenza. In particolare i giudici della Consulta sottolineano che la forma di Stato riconosce, insieme al ruolo fondamentale delle Regioni e alla possibilità che esse ottengano forme particolari di autonomia, i principi dell’unità della Repubblica, della solidarietà tra le Regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell’equilibrio di bilancio.
Il commento di Occhiuto
Sul tema si è espresso il governatore Occhiuto che sui social ha commentato: «Avevo suggerito al governo un surplus di riflessione e una moratoria sull’autonomia differenziata. Oggi la moratoria, con molta più autorevolezza del sottoscritto, la impone la Corte Costituzionale».
«È difficile entrare in vicende specifiche ma ribadisco, tutto ciò che va a beneficio della comunità nazionale e soprattutto delle parti più deboli e vulnerabili, se va in questa direzione, è un bene». È il commento a caldo del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, a margine di un convegno sulla decisione della Consulta sull'autonomia differenziata.
Gruppo Pd in Consiglio: «Importante vittoria»
Soddisfatto il Gruppo del Pd in Consiglio regionale: «Questa pronuncia rappresenta un’importante vittoria per chi, come noi, ha sempre sostenuto che l’autonomia differenziata, così come concepita, rischia di accentuare le disuguaglianze tra le regioni, penalizzando soprattutto il Sud e le aree più fragili del Paese».
«La Corte Costituzionale – prosegue la nota dei consiglieri dem - ha evidenziato che l’autonomia deve essere garantita nel rispetto dei principi fondamentali di unità della Repubblica, solidarietà tra le Regioni e uguaglianza dei cittadini. In particolare, sono state bocciate alcune norme che avrebbero permesso di modificare i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) senza un’adeguata base legislativa, ma solo attraverso un Dpcm, e quelle che, con lo stesso sistema di delega, avrebbero consentito un sistema di fiscalità differenziata, rischiando di premiare le regioni più efficienti, penalizzando i territori in difficoltà, aggravando ulteriormente le disuguaglianze. Questa sentenza rappresenta una conferma dei rilievi che il Pd ha sollevato fin dall’inizio su questa legge, considerandola un pericolo per la coesione sociale e territoriale del nostro Paese e fortemente antimeridionalista, in perfetta sintonia con la linea della Lega e del governo di centrodestra. Il principio di autonomia non può e non deve trasformarsi in un elemento divisivo, che mette in secondo piano i diritti dei cittadini e le garanzie costituzionali».
«La pronuncia della Corte – conclude il gruppo del Pd - deve aprire la strada a una seria riflessione politica: è necessario fermare questa scellerata riforma. Il nostro ringraziamento va alle Regioni che hanno inoltrato il ricorso davanti alla Corte, al contrario della Calabria di Occhiuto che ha deciso di obbedire ai comandi di Roma anche davanti a evidenti ripercussioni sui diritti fondamentali dei calabresi. Speriamo che almeno adesso il governatore prenda una posizione chiara, ferma e contraria rispetto alla secessione perseguita da Salvini».
Falcomatà: «Il governo faccia dietrofront»
«È una bocciatura senza appello quella della Corte Costituzionale sull'Autonomia differenziata. La Consulta ha infatti dichiarato incostituzionali praticamente tutti i pilastri fondanti del testo voluto dal governo delle destre, cassando, si spera in maniera definitiva, ogni rigurgito secessionista». È quanto afferma in una nota il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà.
«Quanto dichiarato dalla Corte - prosegue - è la conferma tecnica di quanto da lungo tempo sosteniamo dal punto di vista politico, cioè che questa legge sarebbe stata un colpo mortale ai diritti socioeconomici e di cittadinanza per milioni di italiani, una sorta di secessione mascherata che avrebbe minato alle fondamenta la solidarietà e l'unità nazionale». «Adesso - conclude Falcomatà - si spera il Governo possa rendersi conto compiutamente degli enormi e gravissimi rischi ai quali ha esposto l'intera comunità nazionale. Da questo punto di vista ci attendiamo che Meloni e colleghi gettino definitivamente la maschera, chiedano scusa per questo gravissimo affronto ai diritti costituzionali e facciano un immediato dietrofront».