VIDEO | Nuovo affondo della Chiesa contro il progetto leghista. Il governatore del Veneto annuncia che la Regione si costituirà come parte lesa nei ricorsi delle Regioni alla Corte costituzionale: «L'Italia a due velocità è quella di oggi».
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Non è mai banale quando parla, Monsignor Francesco Savino, vescovo da nove anni della Diocesi di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Cei (Conferenza Episcopale Italiana). Le sue parole sempre ben argomentate quasi mai lasciano indifferenti, che si sia d’accordo o meno.
L’ultimo suo intervento riguarda un tema che a Monsignor Savino sta particolarmente a cuore ovvero i riflessi sul Paese che potrebbe provocare l’applicazione dell’autonomia differenziata. Un tema che il presule, come ha spiegato a LaC News24, affronta non per volontà di ingerenza nella politica bensì per «amore del popolo».
Eppure la sua ultima intervista a Repubblica in cui parla di un rischio Far West con la riforma Calderoli, ha scatenato diverse reazioni. La più veemente è quella di Luca Zaia, il leghista governatore del Veneto da dieci anni. «Siamo abituati a una Chiesa che indica la via, la rispettiamo, ma stavolta la direzione è sbagliata, alimentata almeno in parte da un’informazione di parte. [...] Se fosse stata approfondita meglio la portata della riforma, nei suoi aspetti tecnici e amministrativi, sono convinto che il vicepresidente (della Cei, ndr) avrebbe espresso una valutazione più chiara e diversa».
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Anche questa non è una novità. Già nelle settimane scorse era stato lo stesso Matteo Salvini ad entrare in polemica con la Cei sostenendo che i vescovi italiani evidentemente non avevano letto bene la legge. Una dichiarazione che lo stesso Savino, il vescovo calabrese di maggior peso negli organigrammi ecclesiastici attuali, aveva respinto al mittente con decisione sostenendo che la legge era stata studiata e analizzata in ogni suo comma anche con il contributo di autorevoli giuristi. In effetti basta leggere le sue dichiarazioni per capire la profondità di analisi del vescovo. Non solo. Ma Monsignor Savino non ha mai preteso di avere la verità in tasca ed infatti nella nostra intervista sollecitava tutti ad una cittadinanza attiva, a leggere e studiare la norma per farsi un’opinione propria e partecipare ad un dibattito pubblico che è centrale per il Paese in questo momento storico.
Ma Zaia va oltre e in una lunga intervista a “Libero” interviene anche sui ricorsi dinanzi la Corte Costituzionale che stanno portando avanti alcune regioni, a partire dalla Sardegna (che è a statuto speciale) dicendo che il Veneto è pronto a costituirsi come parte lesa nel procedimento. Non solo, ma il “Doge” veneto ricorda che «le Regioni a Statuto speciale, come le Province autonome, possono applicare la legge se la ritengono conveniente, non c’è alcun obbligo. Inoltre ricordo che anche la Sardegna gode dei trasferimenti nazionali che provengono dal Veneto».
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Le ultime bordate Zaia le riserva al centrosinistra accusandolo di doppiopesismo, visto che prima ha avviato la riforma del titolo V della Costituzione, poi nei dieci anni che ha governato non ha presentato nessuna idea di riforma. La battaglia contro l’autonomia, quindi, per il leghista, è politicamente strumentale e non è vero che spaccherà in due il Paese. «In 76 anni di storia repubblicana - dice infatti Zaia - questo Paese ha accumulato 3mila miliardi di debito pubblico, ha cittadini costretti a farsi curare fuori regione, sacche di disservizi indegni di una nazione civile. I bimbi quando nascono sanno già che destino avranno in base al luogo d’iscrizione all’anagrafe. Mi sembra immorale. È questa la vera Italia a due velocità: è figlia di un modello che non ha funzionato. Possiamo pensare che il modello sia finalmente quello della responsabilità?». Si potrebbe pensarlo, ma a patto che si diano a tutti gli stessi strumenti per godere dei diritti sociali in maniera uniforme in tutto il Paese.