La leader dell'opposizione di centrosinistra in Consiglio regionale contro l'ipotesi rilanciata dal governo Draghi: «Si rischia di cancellare il diritto alla salute dei cittadini di questa regione»
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«Così non va. Noi ci aspettiamo un aiuto dal Governo nazionale per risolvere i nostri problemi e non un ulteriore affossamento. Questa norma è un ostacolo serio alla tutela della salute in Calabria. Una ulteriore minaccia al già compromesso sistema sanitario regionale». Non usa mezze parole Amalia Bruni, leader dell’opposizione in Consiglio regionale contro l’ipotesi di autonomia differenziata rilanciata dal nuovo provvedimento del Governo Draghi. Anzi è pronta a opporsi in tutti i modi per evitare che alla sanità calabrese venga dato il colpo di grazia.
«È un progetto che servirà solo a dare la mazzata finale al martoriato sistema sanitario regionale – sottolinea Bruni –. L’autonomia differenziata, ex articolo 116 della Costituzione di fatto metterebbe in ginocchio tutto il comparto. Siamo già ai minimi storici per i punteggi Lea e abbiamo dati impietosi e drammatici sulla mobilità passiva che pesa per circa un miliardo l’anno per costi diretti e indiretti. Così rischiamo di cancellare per i calabresi l’articolo 32 della Carta costituzionale con il quale si sancisce il diritto inequivocabile alla salute».
«Questa norma – prosegue – si fonda su un equivoco che è bene chiarire immediatamente. Che di fronte a una minima autonomia legislativa in materia di sanità, insieme a una efficienza gestionale e organizzativa si possa contrastare un sistema ingiusto e iniquo di finanziamento del Servizio regionale sanitario. Per un motivo semplice, perché ci troveremmo di fronte a un sistema di divisione dei fondi fortemente penalizzato dalla quota capitaria storica, rispetto a quella più equa e funzionale dei costi e fabbisogni che vengono fuori da un’analisi dinamica svolta sul territorio in base a domanda e bisogni».
«Così la Calabria rischia di diventare l’unica regione italiana a non avere più un sistema sanitario efficiente – afferma ancora Amalia Bruni – costringendo i suoi cittadini a recarsi fuori anche per le occasioni più banali. Abbiamo bisogno di altro, di operare una profonda rivisitazione della rete ospedaliera che bisognerà contestualizzare in base ai bisogni epidemiologici e alla razionalizzazione delle risorse dei posti letto che sono da decenni sotto la soglia minima in Italia. E, cosa importante, si dovranno individuare gli strumenti più rapidi e efficaci, anche e soprattutto fuori dall’ordinario, per reclutare personale medico, operatori sanitari e personale tecnico perché c’è necessità impellente di risorse umane».
«Così come – aggiunge – occorrerà riformare la medicina territoriale che dovrà essere il primo importantissimo baluardo dell’assistenza sanitaria per i cittadini, senza dimenticare l’emergenza-urgenza, tenuto conto che in alcune aree della Calabria l’ambulanza arriva dopo 40 minuti come denunciato da alcuni sindaci. Di questo abbiamo bisogno e non di una norma che incarna tanto quel sogno leghista mai abbandonato di separatismo e no di federalismo. Se sarò necessario chiederemo udienza a Draghi pur di neutralizzare questo inutile, anzi scellerato progetto».