Tiene banco il “defenestramento” di Pacienza da parte del sindaco. Il sostegno dei consiglieri citati nell’inchiesta Rinascita-Scott, gli “amici” di Pitaro, il silenzio del senatore di Forza Italia e le contraddizioni di una vicenda paradossale
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È ormai una fuga evidente dalle proprie responsabilità a Vibo Valentia da parte dei principali “attori” politici del territorio le cui “mosse” appaiono sempre più dettate dall’esigenza di salvare la faccia – e, naturalmente, anche la poltrona – piuttosto che risolvere le tante problematiche che attanagliano la città. Tiene ancora banco – e lo sarà ancora per molto – il defenestramento dell’assessore agli Affari legali del Comune di Vibo Valentia, Gaetano Pacienza, “silurato” dal sindaco Maria Limardo a stretto giro dalla nostra risposta alla sua nota stampa con la quale giustificava l’assenza di un legale a rappresentare il Comune in Tribunale a Vibo, quale parte offesa nel giudizio immediato di Rinascita-Scott, con la mancata notifica della data certa dell’udienza.
Una giustificazione smentita dai fatti, dalle Pec per la notifica inviate al Comune e anche dal giudice nel corso dell’udienza. Maria Limardo ribadisce la sua autonomia di primo cittadino nella nomina e nella revoca degli assessori (ma sino alla curva per ovvie ragioni che da qui a breve andiamo a chiarire) e però subito dopo cade in evidente contraddizione proprio sulla vicenda di Rinascita-Scott e sul dichiarato sostegno ai magistrati. Ne spieghiamo le ragioni.
Le contraddizioni del sindaco Limardo e i suoi errori
«Rinascita-Scott è il processo dei processi e sullo stesso non sono ammessi errori da parte di nessuno. Dobbiamo accompagnare, ancor più in questa fase delicata – ha dichiarato il primo cittadino – l’attività dei magistrati, in modo costruttivo, soprattutto per il rispetto che si deve alla delicatezza del loro lavoro. Dunque, la mancata costituzione in un giudizio, seppur in un solo troncone di tale procedimento, non è un fatto ammissibile». Prime considerazioni dalle dichiarazioni del sindaco. Su Rinascita-Scott non sono ammessi errori da parte di nessuno, tranne che a commettere degli errori sia lo stesso primo cittadino.
Oppure, molto più semplicemente, il sindaco pensa nella vicenda di non aver lei stessa commesso alcun errore. Altrimenti, viene da pensare, se ne sarebbe assunta sino in fondo le responsabilità con le conseguenze del caso. E qui, ad avviso di chi scrive, il sindaco sbaglia di grosso. Come si fa infatti a scaricare sul solo assessore Gaetano Pacienza la responsabilità della mancata presenza di un legale del Comune di Vibo nella giornata di lunedì nell’aula di udienza del processo Rinascita-Scott? La nota stampa uscita dalla “segreteria stampa del sindaco” e dall’ufficio staff del sindaco e che parlava a nome del primo cittadino, Maria Limardo l’ha letta? In tale nota stampa non era lei stessa a tentare di giustificare l’assenza del Comune di Vibo dal giudizio immediato di Rinascita-Scott parlando di errata notifica della data “certa” del processo? E tutto ciò, ad avviso del primo cittadino, rivelandosi tale giustificazione una bufala (tanto da aver defenestrato per questo l’assessore Pacienza) non le basta per assumersi anche lei le proprie responsabilità ed ammettere di aver sbagliato ad inviare (o fatto inviare) alla stampa tale giustificazione non sostenibile?
Seconda e più grave questione. Il primo cittadino continua a sostenere che in tale fase «bisogna accompagnare il lavoro dei magistrati in modo costruttivo». Bene, anzi benissimo. Ma davvero pensa che solo costituendosi parte civile nel processo Rinascita-Scott (e negli altri processi di mafia) o partecipando alle manifestazioni in favore delle forze dell’ordine stia accompagnando il lavoro dei magistrati “in modo costruttivo”? Ci spieghiamo ancora meglio e chiediamo al primo cittadino: gli atti di Rinascita-Scott (ordinanza e richiesta dell’operazione e tutto il resto) li ha letti? E pur se dinanzi ad un’inchiesta voluminosa, almeno gli articoli di stampa pubblicati da questa testata ripetutamente, li ha letti? Sappiamo che il sindaco Limardo è una nostra attenta lettrice, e quindi le chiediamo: gli articoli in cui abbiamo scritto che proprio dagli atti dell’operazione Rinascita-Scott (in cui il Comune di Vibo è parte lesa) emerge come alcuni consiglieri comunali che la sostengono sono o indicati dai collaboratori di giustizia come vicini a famiglie di ‘ndrangheta colpite dall’inchiesta oppure hanno intrattenuto rapporti confidenziali (regolarmente intercettati) con boss mafiosi, li ha letti? E se li ha letti e vuol “accompagnare in modo costruttivo l’operato dei magistrati” (come pure ha dichiarato e dichiara il sindaco) come mai non li invita pubblicamente a dimettersi o non ne prende le distanze? Interrogativi che trovano risposta in altro passaggio delle dichiarazioni di Maria Limardo e che fanno a “cazzotti” con quanto da lei stessa sostenuto in ordine all’accompagnamento dell’opera dei magistrati in questa fase.
Il sostegno dei gruppi consiliari al sindaco
Il primo cittadino, infatti, nel delineare i passaggi politici che dovrà ora affrontare dopo la revoca dell’assessore Pacienza, afferma testualmente: «Conosco bene quali siano i passaggi politici da compiere in queste circostanze. Il confronto è doveroso con chi mi ha sostenuto, ma su di me sento gravoso il peso di rappresentare la guida della città. E so anche di non essere sola perché sostenuta da tutti i gruppi di maggioranza…».
Ma il sindaco Limardo – che rivendica di non essere sola perché sostenuta da tutti i gruppi di maggioranza – si è accorta che due capigruppo della sua maggioranza sono citati nell’inchiesta Rinascita-Scott per contatti con esponenti di peso dei clan? Si è accorta che su un vice-capogruppo in Consiglio di altra forza politica che la sostiene ci sono le recenti dichiarazioni del collaboratore di giustizia Michele Camillò? Si è accorta che altri due consiglieri comunali della sua maggioranza sono citati proprio nell’inchiesta Rinascita-Scott ed un altro nell’inchiesta “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani? E l’ha capito che quando afferma di “non essere sola perché sostenuta da tutti i gruppi di maggioranza” fa riferimento anche a tali consiglieri che fanno parte dei gruppi di maggioranza?
Vito Pitaro, il sindaco e gli amici
E veniamo al consigliere regionale (lista “Santelli presidente”) Vito Pitaro le cui dichiarazioni stamane ad un quotidiano sono tutte un programma. «Il sindaco con assoluto garbo istituzionale, mi ha informato che avrebbe proceduto al ritiro della delega all’assessore Pacienza. Da quanto ho appreso – dichiara Vito Pitaro – si tratta di motivazioni che riguardano la costituzione di parte civile in un troncone del processo Rinascita. Ovviamente, non posso entrare nel merito di queste scelte». Prima considerazione: come mai il sindaco – che rivendica l’autonomia delle proprie scelte e si vanta del sostegno di tutti i gruppi della sua maggioranza in Consiglio – ha sentito il dovere di informare un consigliere regionale del fatto che avrebbe proceduto a revocare l’assessore Pacienza?
Ma andiamo avanti con le dichiarazioni (anzi, contraddizioni) di Vito Pitaro e vediamo come spesso i politici si gettano “la zappa sui piedi” da soli. Afferma infatti il consigliere regionale (passato da sinistra a destra) ad un quotidiano locale: “Io non ho gruppi di riferimento in assemblea a Vibo, né assessori di riferimento, ma soltanto amici e persone che godono della mia stima, come l’avvocato Gaetano Pacienza”. Alt. Analizziamo le dichiarazioni di Vito Pitaro. Lo stesso afferma di non avere gruppi di riferimento in Consiglio comunale né assessori di riferimento, quindi smentisce automaticamente di essere il leader della formazione politica “Città futura”.
Il ritiro delle deleghe
Sorgono allora spontanee alcune domande: se Vito Pitaro non è il leader politico di “Città futura” e non ha un proprio gruppo di riferimento in Consiglio comunale a Vibo né assessori di riferimento, come mai il sindaco Maria Limardo ha ritenuto opportuno informarlo che – come da lui stesso dichiarato – stava per procedere al defenestramento dell’assessore Pacienza? Si è mai visto un sindaco che informa un consigliere regionale che sta per procedere al ritiro delle deleghe nei confronti di un assessore sol perché quest’ultimo è solo amico del consigliere regionale in questione? Stando alle affermazioni di Vito Pitaro, dunque, Gaetano Pacienza (ma stessa cosa si potrebbe dire dell’assessore Giovanni Russo) non è stato nominato assessore dal sindaco in quanto espressione politica di “Città futura”, e quindi della formazione creata da Vito Pitaro, bensì in piena autonomia dal primo cittadino. Non ci crede nessuno, ma prendiamo atto delle affermazioni di Vito Pitaro. Così come prendiamo atto che il sindaco ha ritenuto di informarlo del “caso” Pacienza sol perché quest’ultimo amico del consigliere regionale. Ci chiediamo però, a questo punto, se il sindaco oltre a Vito Pitaro avrà per caso informato anche altri amici dell’avvocato Gaetano Pacienza sulla decisione di revocargli l’incarico di assessore, anche perché stentiamo a credere che l’assessore Pacienza non abbia altri amici oltre a Vito Pitaro…! L’alternativa è pensare che in giunta comunale a Vibo siano stati nominati degli assessori in quanto “amici” di Vito Pitaro che all’epoca della nomina (maggio 2019) – è bene sottolinearlo – non era però ancora divenuto consigliere regionale.
Viene da chiedersi, infine, se sia solo un caso che il consigliere comunale di “Città futura”, Giuseppe Cutrullà (anche lui trasvolato dal Pd) sia stato chiamato a far parte della “Struttura speciale” del consigliere regionale Vito Pitaro (che sino a settembre 2019 ha fatto parte a sua volta della “Struttura speciale” dell’allora consigliere regionale del Pd Michele Mirabello), visto che lo stesso Pitaro sostiene di non avere gruppi di riferimento in Consiglio comunale a Vibo e di non avere quasi nulla a che vedere con “Città futura”.
E il senatore Giuseppe Mangialavori?
In questa vicenda a dir poco paradossale, fa “rumore” al momento il silenzio del senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori il quale, dopo aver contribuito a defenestrare il sindaco Elio Costa, ha proposto, cercato e fortemente voluto lo scorso anno Maria Limardo a sindaco di Vibo Valentia. Difficile credere che il primo cittadino si sia sentita in dovere di informare il consigliere regionale Vito Pitaro dell’imminente ritiro delle deleghe all’assessore Gaetano Pacienza, senza al tempo stesso informare anche il senatore Mangialavori. Così come appare evidente che tale scelta di “far fuori” l’assessore Pacienza incrina ancor di più i rapporti – già rotti all’indomani delle elezioni regionali – fra Vito Pitaro e Giuseppe Mangialavori. Sullo sfondo ci sono le prossime elezioni regionali, con Vito Pitaro pronto a ricandidarsi ma che non potrà questa volta contare sul sostegno elettorale (neanche esterno e “sottobanco”) di Mangialavori che dovrà invece portare voti al proprio partito di riferimento (Forza Italia) e non di certo ad una lista collegata al centrodestra nella quale è impegnato a trovare spazio Vito Pitaro.
Regionali in vista
Escluso, infatti, che per quest’ultimo possano aprirsi le porte di Forza Italia, non è un mistero che voci ricorrenti abbiano indicato proprio Maria Limardo quale “sponsorizzata” da Giuseppe Mangialavori per la successione a Jole Santelli (sempre pronti alla smentita da parte sia della Limardo che di Mangialavori) oppure in corsa per un posto di consigliere regionale fra le fila di Forza Italia a neanche due anni dall’elezione a sindaco. Fantapolitica? Il tempo darà tutte le risposte. Per ora restano le figuracce per la vicenda del processo Rinascita-Scott, restano le contraddizioni dei protagonisti di questa paradossale vicenda e, soprattutto, resta la mancata assunzione di precise responsabilità politiche che potrebbero costare presto molto care ai diretti interessati. Anche se il danno maggiore, al momento, lo sta pagando un’intera città.