«Chi è assente da questa sala non può rappresentarci. E chiaramente non mi riferisco a chi ha impegni di governo». Le parole del capogruppo del Pd Sebi Romeo all’Assemblea provinciale del Pd faranno rumore nei prossimi giorni. E segnalano, ancora una volta, le tensioni che scuotono il partito in riva allo Stretto che è ancora in gestione straordinaria.

 

Alla riunione, organizzata dal commissario Giovanni Puccio, hanno preso parte tutti i big del partito. C’erano il sindaco Falcomatà, il presidente del Consiglio Nicola Irto, i consiglieri regionali Mimmo Battaglia e Sebi Romeo, il deputato Demetrio Battaglia e tutti i consiglieri comunali e i dirigenti provinciali. Si sono rivisti anche Demetrio Naccari Carlizzi e Massimo Canale. Un pienone che ha reso ancora più evidenti alcune assenze. Intanto quella del ministro dell’Interno Marco Minniti. Ma questa era dovuta ad impegni istituzionali e quasi data per scontata. Altri due banchi vuoti hanno fatto ancora più scalpore. Ha marcato visita l’ex assessore ai Lavori Pubblici e alla Legalità del Comune di Reggio Angela Marcianò, che viene data in lizza per una candidatura alle prossime politiche. Un’assenza che risulta ancora più pesante se si pensa che la stessa è stata inserita nella direzione nazionale da Matteo Renzi con le conseguenti polemiche reggine e l’allentarsi dei rapporti tra l’ex premier e il sindaco Falcomatà. Il primo cittadino, troppo coinvolto nella vicenda, ha scelto un profilo basso, lasciando che fosse Romeo a affondare i colpi.

 

Altra assenza di peso, quella dell’assessore regionale al Lavoro Federica Roccisano. Tra l’altro non nuova ad evitare gli appuntamenti del partito sul territorio. Il tam tam della sala ha indicato questa assenza come segnale definitivo di una rottura dell’assessore con il partito e forse anche con il governo regionale. Di certo è che entrambe le assenze si sono fatte notare e che a Roccisano e Marcianò si riferiva il capogruppo Romeo dal palco se nessuno dei relatori si è poi preoccupato di difenderle.

 

La fase di riorganizzazione del partito, annunciata da Puccio e sostenuta da tutti i big, dunque, comincia con il piede a tavoletta sulle polemiche e non sarà semplice per Minniti e Magorno tenere a bada le milizie reggine, seppur commissariate. Calare dall’alto candidature per le prossime politiche potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso di un partito che in riva allo Stretto aspetta ancora di avere una guida democraticamente eletta. Ma per tornare alla gestione ordinaria, con l’aria che tira, si dovrà aspettare l’esito delle prossime politiche.

 

Per provare a salvare il salvabile, al momento, si prevede la nomina di un coordinamento ristretto che possa affiancare Puccio nella gestione dell’attuale e delicatissima fase.

 

Riccardo Tripepi