Esce oggi "Ho visto", l'istant book con cui Santo Gioffrè racconta la sua esperienza di commissarrio dell'Asp di Reggio Calabria. Il libro, edito da Catelvecchi, arricchiesce la biografia di un autore la cui fama di scrittore - grazie ai romanzi storici - ha varcato i confini regionali.

Ora, il medico dell'asp e politico di sinistra, si cimenta con una sorta di diario delle denunce fatte da commissario nel 2015, prima dello scioglimento per mafia dell'azienda, e «questa testimonianza - sostiene l'autore -spiega come nell'intera sanità calabrese possano saltare i controlli».

L'uscita è anche l'occasione per incontrare Gioffrè, nella città dove vive, Palmi, per parlare anche delle ultime vicende che hanno nuovamente segnalato la sanità calabrese per i suoi sperperi e per le difficoltà di un Piano di rientro che determina il prolungamento della gestione commissariale.

«Racconto fatti che ho vissuto in prima persona - dice del libro l'autore - illustrando un sistema fuori controllo, una storia a sé manovrata da fornitori, ditte, personale in servizio che si perpetuava al di là delle gestioni».

Gioffrè venne rimosso a seguito di un pronunciamento dell'Autorità anticorruzione, che estese anche al commissario l'incompatibilità che grava sui direttori delle Asp - quando siano reduci da una candidatura a sindaco - e all'epoca il suo siluramento aveva suscitato il giubilo soprattutto di alcuni settori del movimento 5Stelle.

«La zona grigia cerca la politica perché sa che la politica è disponibile al compromesso - sostiene Gioffrè - ma il sistema che ho denunciato in generale non si fonda sul politico corrotto, quanto sulla burocrazia che può dimostrarsi compiacente e inamobile».

Nel passo avanti che la storia narrata propone, Gioffrè riconosce «analoghe colpe alla destra come alla sinistra, ognuno per la propria parte», dicendosi scettico rispetto agli ultimi frangenti.

«La sanità calabrese difficilmente si salverà - conclude - perché non vedo una reale inversione di rotta, si tappano i buchi ma non si interrviene sulle vere cause che hanno fatto in modo che, a differenze di altre 10 regioni, la Calabria non sia uscita dal Piano di rientro: per il balletto sul commissariamento che abbiamo visto, né il ministro né il sottosegretario hanno sentito il bisogno di venire a spiegare quello che per me è stato solo un balletto che ha nascosto chi sa quali inconfessabili obiettivi».