Il giornalista ospite della trasmissione di Antonella Grippo punta il dito contro la mancanza di una presa di coscienza collettiva: «Nessuno chiede conto del perché la situazione sia ancora questa»
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«Con la pandemia l’emergenza vera è emersa: la sanità». A dirlo è il giornalista de Il Fatto quotidiano, Antonello Caporale, intervenendo nella seconda metà della puntata di Perfidia.
«La quintalata di morte che abbiamo subito – ha aggiunto - è stata dovuta al crash, al buco nero dell’organizzazione sanitaria. Io guardo la Calabria e vi trasmetto tutta la mia compassione, perché è una regione totalmente scoperta verso il minimo dell’assistenza… ma perchè? È la nostra riduzione della memoria. È ritornata la questione del Ponte sullo Stretto ma nessuno si chiede perchè gli ospedali non funzionino e soprattutto, quando abbiamo smesso di chiedere perchè non si sia ancora rimediato a tutto ciò».
Insomma, per Caporale, «noi non rispondiamo a una necessità logica», semplicemente «perchè noi non chiediamo conto». Per il giornalista non è una “colpa” di Occhiuto, perché ci sono stati «tanti Occhiuto» prima di ora. Piuttosto si tratta di «omissioni», tante omissioni, perché «l’unico luogo dove esiste la relazione clientelare e forte della politica è la sanità».
Caporale: «Siamo un paese essenzialmente di destra»
Ricollegandosi al tema centrale della puntata - «Il malinteso senso del decisionismo» della destra – Caporale offre la sua interpretazione del momento: «Io credo faccia bene all’Italia e alla democrazia e anche alla sinistra il fatto che ci sia questo governo perché fa intendere nettamente la curvatura culturale e anche politica della destra. Che cosa significa essere di destra. Grazie ad una egemonia più culturale che politica di trent’anni e più, la sinistra ha governato senza avere i voti. Perché al fondo, alla radice, questo è un paese essenzialmente di destra. Molto più retrivo di quanto noi vogliamo immaginare, molto più in incolto di quanto noi avremmo bisogno di essere, e molto più razzista persino di quanto noi immaginiamo di non esserlo. Dunque questo paese naviga tra le strette acque di una relazione della memoria sentimentale con un passato orribile che però ama».
Quindi la propensione della Meloni ad essere così «inutilmente tenace, ad aizzare tutte queste bandieruole che poi non fanno nulla - a programmare i 5mila euro di contanti come oggi si fa, che poi è solo una questione di bravi e grandi meccanici, idraulici, o criminali - è per questa relazione che abbiamo con la realtà che ci seduce, che è sporchina, e quindi Meloni e il governo di destra issano le bandiere forti del nostro nazionalismo, anche del nostro revanscismo, e ci fanno vedere cosa è la destra».
Per quanto riguarda i rave party, per Caporale, non è che davano fastidio quei ragazzi, ma «non piacevano quei ragazzi, perché erano sporchi. Effettivamente non si lavano sempre, ma è perché suonano una musica lontana da noi, che non vogliamo. Non hanno occupato il Colosseo, ma un anfratto della periferia e noi li bastoniamo perché sono più deboli di noi. I tifosi che sono legati attraverso strutture societarie ad affari enormi – è lo spaccato offerto da Caporale - decidono e svuotano San Siro come e quando vogliono, con o senza carabinieri: questa è la realtà ed è la misura del potere che regna in Italia».
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