VIDEO | Il segretario regionale del Partito democratico analizza il voto e si dice felice degli esiti regionali. E sul centrodestra rilancia: «è un tema politico enorme, perchè rinuncia ad esibire i simboli in un capoluogo di regione»
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«Il bilancio che noi tracciamo è sicuramente positivo per il centrosinistra e per le forze alternative al centrodestra i dati che ci sono arrivati in molte Amministrazioni comunali sotto i 15 mila abitanti ma anche quelle sopra i 15mila abitanti ci consegnano un dato che ci rende felici che ci dà la spinta per il futuro quindi siamo molto contenti dei risultati acquisiti che sono un buon segnale per tracciare e continuare sul lavoro che abbiamo da poco avviato».
Vede il bicchiere mezzo pieno, se non del tutto pieno il segretario regionale del partito democratico, Nicola Irto, analizzando il voto delle amministrative svoltesi nell’election day del 12 giugno scorso. Per il numero uno dem anche sulla partita di Catanzaro, dove si andrà al ballottaggio, e dove il voto disgiunto ha già consegnato un Consiglio comunale con la maggioranza dei seggi tutta appannaggio di Valerio Donato, si potrebbe assistere a cambiamenti di scenari.
«La questione dei numeri e del consiglio comunale si dovrà ancora vedere. Anche rispetto al ballottaggio, se ci sono eventuali apparentemente, è una questione più complicata. Però se c'è un tema, c'è quello che il ballottaggio è tutt'altra partita. C'è stata una domanda di cambiamento enorme che è venuta da Catanzaro, se pensiamo che Donato va a prendere oltre 10 punti in meno delle sue liste, e Fiorita ne prende 7 in più, è del tutto evidente che c'è un forte orientamento, c'è una forte domanda e voglia di cambiamento, nonostante il voto sia stato molto frazionato. Per questo noi crediamo e siamo convinti che la battaglia del ballottaggio rappresenta la risposta alla domanda di cambiamento che la città vuole. Perché la città vuole cambiare passo rispetto al passato, vuole vedere una visione di prospettiva futura della città capoluogo di Regione. Sono convinto che il ballottaggio si costruirà attorno a questo e non ai freddi numeri».
«Il centrodestra è sparito»
Le trattative per gli apparentamenti sono già frenetiche, ma il segretario dem non si sbilancia: «è un tema che sta seguendo direttamente il candidato a sindaco supportato dal Partito Democratico. Sono in corso delle interlocuzioni, questo lo vedremo nei prossimi giorni».
E a chi gli contesta la scomparsa del simbolo del Pd dalla competizione elettorale Irto risponde per le rime: «Sta di fatto che noi abbiamo un tema politico gigantesco, siamo l'unica coalizione, per la verità anche Fratelli d'Italia, ma siamo l'unica coalizione che si è presentata con i simboli nel capoluogo di regione. Qualcuno dice perché il Pd non è presente negli altri comuni più piccoli della regione, noi rispondiamo che è sempre stato così. Ci sono esperienze civiche di centro-sinistra larghe anche oltre il Partito Democratico, ma tutte di forze alternative alla destra. Piuttosto la domanda che tutti si dovrebbero fare – rilancia Irto – è perché nel capoluogo di regione il centrodestra sparisce e non presenta i simboli. È questo il fatto politico strategico, non il fatto che nei comuni più piccoli non ci siano i simboli, perché ci sono esperienze civiche associative che sono un po' anche la forza del territorio, la forza delle Amministrazioni comunali. Ecco, la battaglia politica a Catanzaro per noi ha un sapore politico enorme e rappresenta un po' anche un baluardo nazionale di tenuta del centrosinistra, anche nel mezzogiorno, quindi su quella battaglia saremo al fianco senza se e senza ma a Nicola Fiorita»
«Referendum? Ripensare lo strumento»
Sul tema del referendum poi, Irto avverte uno scricchiolio nell’impalcatura dello strumento di consultazione popolare, mostrando però di non sottovalutare neanche la richiesta di cambiamento pervenuta dal “si” ai cinque quesiti referendari.
«Sul referendum probabilmente andrà aperta una riflessione politica sull'uso dello strumento. Io faccio parte di quella generazione che ha letto i risultati del referendum della generazione precedente, quindi di quelli che hanno sancito cambiamenti epocali nella società italiana. Invece ho vissuto sempre dei referendum che sono quasi sempre andati a vuoto, referendum che non hanno coinvolto i cittadini. Ecco probabilmente la politica dovrà pensare a come riformare a come ripensare questo strumento e capire che probabilmente le grandi riforme come quella alla giustizia, che va fatta, vanno fatte nelle sedi opportune, quindi in Parlamento, con un processo anche di condivisione e di partecipazione con quell’ampio mondo della società italiana»
Per Irto, infine, è del tutto evidente che c'è una volontà chiara espressa dalle urne «per dire che serve cambiare passo, che serve fare un cambiamento anche nel mondo della Giustizia. E la politica non può fare spallucce, non può girarsi dall'altra parte, deve semmai capire in che modo riformare e migliorare tutto il mondo della Giustizia».