Il candidato a presidente della Regione Calabria interviene sulla situazione dello scalo aeroportuale della città pitagorica in seguito alla cancellazione di diversi voli
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«La cancellazione in serie dei voli in partenza e in arrivo all'aeroporto di Crotone, peraltro ormai ciclica e quindi ricorrente, segna il definitivo fallimento della classe politica regionale. Un gruppo dirigente tutto sommato composto da pochi soggetti, sempre gli stessi da decenni e molti dei quali per giunta intercambiabili, che ha permesso l'affossamento di un'infrastruttura di cui Dio solo sa quanto ci sarebbe bisogno. E invece niente». Così Carlo Tansi, leader del movimento civico Tesoro Calabria, in merito alla cancellazione in serie dei voli dello scalo aeroportuale della città pitagorica.
«Tre quarti almeno, e parlo del 75% circa, dei viaggiatori, se non pure di più, della Calabria centrale e settentrionale – afferma l’ex capo della Prot Civ regionale - sono dunque costretti a riversarsi su un'unica aerostazione, quella di Lamezia Terme, con il Tito Minniti della più lontana Reggio che si fa viceversa carico della residuale restante parte. Ma tutto ciò mortifica un'intera regione, che per mille ragione ha un'impellente necessità di collegamenti facili e veloci con il resto d'Italia e d'Europa, e soprattutto il territorio crotonese».
«Un contesto, quest'ultimo, assai depresso – prosegue il leader del movimento civico Tesoro Calabria - sotto il profilo economico e sociale, persino ancor di più della realtà che lo circonda in cui non si è saputo, o forse voluto, difendere il Crotone Airport e tante altre strutture chiave. Ecco allora che dalla città di Pitagora, così come dall'intera fascia ionica, e non solo, area reggina esclusa come premesso, imbarcarsi per Milano, Bologna o altre importanti località del Nord non risulta affatto facile».
«Anzi, tutt'altro. E poi ci stupiamo se la Calabria conta zero nello scacchiere nazionale ed è vittima di un isolamento che la relega agli ultimi posti nelle varie classifiche. Una tendenza ultra-negativa che si può invertire soltanto con l'azione della buona Politica, quella con la P maiuscola, finora assente – conclude Carlo Tansi -. Un lassismo ascrivibile all'incapacità di far bene; alla subalternità rispetto a certi potentati del Nord Italia e al perseguimento di interessi particolari».