Il sindaco sta elaborando una strategia in vista delle elezioni della tarda primavera con i big locali del centrodestra a lui più legati e dialoganti con i rivali di sempre dello schieramento opposto
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Comincia in pratica oggi la prima settimana dell’anno (oltretutto meno di metà) che porrà fine alla ventennale, dal ‘97 appunto proprio al 2022 con qualche intervallo, sindacatura Abramo. E già, perché tra fine maggio e inizio giugno venturi salvo sorprese, ormai possibili con i tempi che corrono, sui Tre Colli si voterà. A conti fatti, quindi, al fin qui inossidabile Sergio restano circa 150 giorni di… regno, che però il diretto interessato potrebbe affrontare insieme a una squadra di governo diversa da quella con cui ha concluso il 2021, peraltro sovente cambiata nelle ultime fasi al potere.
Da quando cioè, siamo nella seconda parte del 2019, è entrato in aperto conflitto con un pezzo della fino ad allora - più o meno - granitica maggioranza per assecondare la velleitaria ambizione di essere scelto quale candidato a governatore. Senza contare la successiva inchiesta, scattata sotto Natale del ’19 (Gettonopoli), che pur non riguardando lui e l’esecutivo comunale ha (ri)acceso asti e tensioni riverberatisi sull’assetto originario della coalizione alla guida dell’ente.
Fatto sta che da allora - emergenza Covid a parte, da cui è ovviamente sortito un “effetto camomilla” su ogni malumore proprio nel momento più caldo e complicato - Abramo ha tirato dritto come al solito, facendo di necessità virtù e comunque apparendo assai più concentrato sulla caccia a una postazione di primo piano in Cittadella quanto invece sul reggere le sorti di Palazzo De Nobili.
Un’accusa che gli è peraltro stata mossa, nello svolgimento della delicata funzione, non solo dai componenti dell’opposizione (nel frattempo divenuta risicatissima e affidata a chi è via via pure passato dalla parte del sindaco) quanto da membri del medesimo centrodestra. Ecco allora che, escludendo le dimissioni abramiane (pressoché impossibili quanto una nevicata estiva) si è fatta largo l’ipotesi (l’unica realisticamente praticabile, essendo arcinota la sua indole irriducibile) di un rimpasto, l’ennesimo, di Giunta.
Voci che si sono rinvigorite poco prima delle vacanze natalizie dopo il turbolento civico consesso dello scorso 22 dicembre (seduta tristemente consegnata agli annali dell’Aula, “fu Rossa”, per lo sfiorato corpo a corpo fra l’assessore ai Lavori Pubblici Franco Longo e il capogruppo di fare per Catanzaro Sergio Costanzo pare dovuto a un poco gradito, eufemismo!, apprezzamento di quest’ultimo sull’abbigliamento troppo casual, diciamo così, del primo). Anzi, per la verità, si è diffusa l’indiscrezione inerente a possibili avvicendamenti con nuovi ingressi (tre?) però con pochissimi mesi di mandato.
Reale motivo dell’ipotizzato cambio? Nient’affatto una ragione operativa, salvo siano pronti al subentro dei “maghi” che in un amen cambino tutto prima di andare presto a casa. E quindi? L’ottica è strategica: dare una posizione di vantaggio, come fatto con le Commissioni, a chi deve comporre le liste e raccogliere voti (anche attraverso persone di fiducia collocate in posti ad hoc) in vista della tornata tardo primaverile. Il centrodestra locale infatti è, almeno per ora, in estrema difficoltà e forse, in molte sue articolazioni, persino interessato a flirtare con i rivali storici per contribuire all’elezione di un primo cittadino di… sinistra ma d’accordo su operazioni (si sente parlare di “carte interessanti”) di natura non squisitamente politica.
Questo anche perché la prossima sarà una consiliatura “ricca”, beneficiata dal Pnrr (piano, finanziato dall’Europa, di supporto economico per contrastare i terribili effetti sui tessuti sociali e produttivi del Coronavirus). È il motivo per cui alcuni big della coalizione si stanno scaltramente muovendo per conservare inalterata la loro centralità, a prescindere dal “colore” (dettaglio) del futuro sindaco.