Il Movimento Cinquestelle alza il tiro ed allerta i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale affinché vigilino sul cantiere dell’ex Hotel Jolly, evitandone l’abbattimento in assenza delle necessarie autorizzazioni. In un lettera i parlamentari Margherita Corrado, Nicola Morra e Anna Laura Orrico, si rivolgono ai vertici dell’Arma chiedendo loro attenta vigilanza ed un eventuale intervento alla luce delle reiterate dichiarazioni pubbliche del sindaco, Mario Occhiuto, intenzionato a voler demolire gli ultimi quattro piani dell’immobile «a dispetto – scrivono gli esponenti pentastellati - della mancata pronuncia della Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale e basandosi sul falso presupposto di poter agire ad libitum perché eletto con il 60% dei consensi».

I motivi della richiesta

Corrado, Morra e Orrico denunciano l’apertura del cantiere in data anteriore all’acquisizione di tutte le autorizzazioni richieste per l’esecuzione del progetto, la esplicita esclusione espressa dalla Provincia di Cosenza, nel parere favorevole all’intervento complessivo proposto dal Comune, della parte riguardante la sistemazione delle sponde fluviali in corrispondenza del futuro Museo di Alarico, la bocciatura del soprintendente ai beni culturali della costruzione nell’alveo fluviale di briglie di cemento. Lamentata anche la mancata attivazione del tavolo tecnico tra Palazzo dei Bruzi, il MiBAC e la Provincia, richiesto dal soprintendente «al fine di pervenire a soluzioni condivise per la definizione dell’intervento».

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Fase progettuale tutt'altro che ultimata

Secondo i parlamentari, la fase progettuale dell’intervento di riqualificazione alla confluenza del Crati con il Busento «è evidentemente ancora ben lontana dal potersi considerare ultimata». Per questo, scrivono nella missiva indirizzata ai carabinieri «si rende indispensabile un vigile interessamento affinché nessuno, facendo leva sul suo ruolo istituzionale, eserciti pressioni sulla ditta appaltatrice forzandole la mano né pensi, anticipando i tempi, di potere aggirare impunemente le regole che scandiscono la vita civile nel nostro Paese».

 

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