L'agguerrito gruppo a sostegno del leader di Cambiavento che auspicava di costituire un ‘partito unico’ ha preso atto delle mutate condizioni, sperando di trovare il modo di convincere i competitor del prof a fare un passo indietro
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Pd Catanzaro, il pasticcio della “finta scelta condivisa” sulla figura a cui affidare la responsabilità di provare a essere il sindaco per conto dell’intero centrosinistra (Nuovo nell’accattivante nome, ma probabilmente senza la necessaria sostanza sotto il profilo politico) rischia di rivelarsi il più clamoroso boomerang della storia recente dello schieramento. Chi, infatti, ha pensato di poter imporre la decisione di mettere tutte le fiches, assumendola nella stanza dei bottoni e poi spacciandola per la più democratica che ci fosse, sul leader di Cambiavento Nicola Fiorita ha in maniera paradossale danneggiato proprio quest’ultimo.
Uno stimato docente universitario, che malgrado fosse figlio di un ex primo cittadino del capoluogo in carica circa 30 anni fa oltrechè maggiorente locale Dc finora è sempre stato percepito come portatore di una proposta realmente innovativa e alternativa. Uno a cui non pare dunque poter in alcun modo giovare una sorta di incoronazione, non arrivata tramite un meccanismo diffusamente accettato. Un mezzo papocchio insomma. Che ha triplicato le candidature in casa Dem e dintorni.
Un effetto negativo, per non dire potenzialmente nefasto, che ha portato «alla candidatura di Fiorita nel Pd, pur non essendo lui del Pd, e a quella del collega Valerio Donato fuori dal Pd, pur essendo invece del Pd». “Parole e musica”, queste, del terzo competitor Aldo Casalinuovo, che avantieri, mettendo in risalto le grandi contraddizioni dal suo punto di vista, le ha cantate a quanti - fra i fioritiani della coalizione, compresi i dirigenti catanzaresi Democrat e delle poche vere forze alleate - hanno ad esempio parlato di «indicazioni romane, peraltro in attesa di un decisivo pronunciamento della segreteria nazionale riguardo alla stessa vicenda. Ma se a Roma penso neppure ci conoscano a noi tre, di che stiamo parlando? E, inoltre, in quale misura si concilia il discorso della relazione inviata appunto nella capitale, da cui si attendono direttive, con il comunicato stampa diramato prima della fine dell’anno ormai trascorso, secondo cui il gruppo dei sostenitori di Fiorita, nel quale va come noto annoverata pure una parte considerevole della dirigenza cittadina Dem a cui consiglio peraltro dimissioni irrevocabili e non di facciata, si dichiara invece già impegnata nella campagna elettorale. Un’attività a supporto di uno che però non è ancora in campo. E che forse sarebbe stato assai meglio legittimato da un’eventuale vittoria nelle primarie, “saltate” solo a Catanzaro».
E sì, le tanto decantate primarie che lo stesso Casalinuovo ha ricordato «essersi svolte a Roma, Torino e perfino Lucca nel recentissimo passato». Ma non nel capoluogo, dove dunque si è determinato l’ingorgo di aspiranti sindaci nell’area di sinistra o del centro che guarda a sinistra. Un concetto che fa un’enorme differenza. In particolare nel caso del prof Donato, rispetto a cui ci arrivano voci sulla disponibilità a chiamare a far parte della sua squadra di governo l’altro docente universitario della partita per la successione abramiana. Che però, sempre dando retta ai rumors, al momento giudicherebbe irricevibile e quasi ai limiti dell’offesa la proposta.
Donato, tuttavia, va avanti senza tentennamenti e sebbene, al pari di Casalinuovo, parta da una piccola base, per quanto è dato sapere ora naturalmente, sarebbe in contatto con un professionista di alto livello al lavoro, nel fronte opposto, per la medesima scalata a Palazzo De Nobili.