Ha vinto il Bel Paese di sempre, quello forte con i deboli e debole con i forti, quello sta facendo a pezzi la scuola pubblica ed il sistema sanitario nazionale perché della cultura e dell’istruzione non sa che farsene
Tutti gli articoli di Opinioni
PHOTO
Quando il ministro Matteo Salvini è stato assolto al processo Open Arms quasi tutti gli esponenti della destra nazionale hanno rilasciato vari commenti del tipo «Giustizia è fatta», «Governare non è reato» (questo è stato il più fantasioso) e soprattutto «Ha vinto l’Italia».
Ebbene chi ha detto che «ha vinto l’Italia» ha ragione.
Siamo in democrazia ed in democrazia i voti si contano e non si pesano.
E, quando un governo è legittimamente eletto, bisogna dire, senza se e senza ma, che esso rappresenta l’Italia, ci piaccia o non ci piaccia, bisogna dire che esso è davvero l’Italia.
Con la sentenza che ha mandato assolto Salvini ha quindi certamente vinto l’Italia.
Ha vinto l’Italia che non considera, come la Costituzione vorrebbe, tutti i cittadini «uguali di fronte alla legge», perché è evidente che qualcuno, specialmente se rappresentante del governo, è «più uguale degli altri», per dirla con George Orwell, per cui lo stesso atto che, commesso da un privato cittadino, sarebbe considerato reato, commesso da un ministro diventa libertà di «esercizio delle proprie funzioni», cioè libertà di arbitrio.
Ha vinto l’Italia che si commuove se un bottegaio che ha ucciso un ladro viene processato ma non batte ciglio di fronte ai cadaveri dei braccianti extra-comunitari uccisi dal feroce sfruttamento dei “caporali” ed abbandonati ai margini delle strade di campagna come sacchi di immondizia.
Ha vinto l’Italia che brandisce simboli religiosi cristiani come clave e considera Francesco un “Papa comunista” perché dice cose che un tempo sarebbero state ovvietà anche nelle parrocchie più reazionarie.
Ha vinto l’Italia che considera l’evasione fiscale legittima difesa nei confronti dei comunisti che, come diceva la buon’anima di Silvio Berlusconi, «amano le tasse».
Ha vinto l’Italia che, per dirla con Claudio Lolli, ama ordine e disciplina ed adora la polizia, perché contro delinquenti e stranieri tutto è permesso, anzi solo con gli stranieri, che sono per definizione delinquenti, in quanto, come ci ha cortesemente informato Giorgia Meloni, i delinquenti italiani non esistono, o meglio sono “statisticamente irrilevanti”.
Ha vinto l’Italia da sempre abituata a riverire, in nome del civile rispetto, chi è ricco e potente, come Elon Musk, il grande “maitre-a-penser” che sta provando a prendere “in gestione” i servizi segreti nazionali.
Ha vinto l’Italia che considera parole come Costituzione, antifascismo e resistenza non come elementi fondanti della propria democrazia, ma come un linguaggio di sospetti da identificare, anche se si trovano in mezzo ad una selva di braccia tese nel saluto romano.
Ha vinto l’Italia liberticida del cosiddetto “Pacchetto Sicurezza”, quello che punisce, senza vergogna giuridica, con l’arresto chi si è fatto una canna anche cinque giorni prima.
Ha vinto l'Italia che considera la violenza sulle donne un problema di polizia.
Ha vinto l’Italia che sta facendo a pezzi la scuola pubblica ed il sistema sanitario nazionale perché della cultura e dell’istruzione – e dell’emancipazione culturale dei diseredati, che è loro sottesa – non sa che farsene e perché il diritto costituzionale alla salute è diventato un diritto “liberista” esclusivo e riservato solo a chi può pagare.
Ha vinto l’Italia in cui il lavoro è considerato in misura meno che infinitesimale, l’Italia che ha progressivamente smantellato tutto quello che di buono – e non era poco – aveva prodotto in materia di legislazione del lavoro, quella che, di fronte alla crescita degli omicidi bianchi sul lavoro, si commuove per due minuti ma poi la pianta lì, perché i lavoratori si devono accontentare di quello che può “realisticamente” offrire l’economia capitalista di mercato, che è l’unica economia possibile e, parafrasando Leibniz, la migliore delle economie possibili.
Ha vinto l’Italia che odia i suoi giovani, quella che li riempie di cellulari e di ogni altro feticcio del consumo coercitivo, salvo poi lamentarsi perché non hanno ideali.
Ha vinto l’Italia che odia i suoi giovani, quella che, quando capita che i giovani qualche ideale ce l’abbiano, come nel movimento studentesco contro i massacri in Palestina dello scorso anno, o fa loro prediche a vuoto evitando il confronto o li massacra di botte e li tratta da “terroristi”, come la nostra polizia, sempre stressatissima dalla “violenza” dei ragazzacci.
Ha vinto l’Italia delle “zone rosse”, quella che trasforma ogni problema di disagio sociale in una questione di ordine pubblico che richiede una esibizione militare. Come diceva una canzone popolare calabrese “L’esercito è schierato, / lu populu è cuntento” (“L’esercito è schierato, / il popolo è contento”).
Ha vinto l’Italia di sempre, quella forte con i deboli e debole con i forti, per usare le parole di Leonardo Sciascia, ma soprattutto ha vinto l’Italia che ha fatto a pezzi e messo sotto i piedi le due grandi correnti della sua migliore tradizione culturale, il solidarismo cristiano e l’umanesimo socialista.
Ebbene, lo possiamo dire che questa Italia, non solo governativa e di destra, è davvero brutta?