La riforma è un passaggio decisivo per allineare il processo penale al giusto processo tracciato dalla Costituzione e a interrompere la lenta agonia del processo accusatorio
Tutti gli articoli di Opinioni
PHOTO
Il disegno di Legge costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare (cd. separazione delle carriere dei magistrati) è stato approvato alla Camera dei Deputati in prima deliberazione.
Si tratta di un passaggio decisivo per allineare il processo penale al giusto processo tracciato dall’art. 111 della Costituzione e a interrompere la lenta agonia del processo accusatorio.
La riforma, fortemente voluta dall’Unione delle Camere Penali italiane che nel 2017 raccolse 72.000 firme per sostenere una proposta di iniziativa popolare, prevede la creazione di un doppio Csm, uno per i pubblici ministeri e uno per i giudici, unitamente alla istituzione dell’alta Corte disciplinare composta da magistrati di entrambe le funzioni estratti a sorte.
Il nuovo “modello” ordinamentale ha quale obiettivo quello di garantire autonomia e indipendenza interna ed esterna tra i requirenti e giudicanti, limitare l’egemonia delle Procure, porre fine agli effetti perversi del correntismo nella magistratura portati in emersione, solo in parte, dal “Palamara-gate”.
La riforma costituzionale approda in Parlamento in un momento in cui il già diffuso senso di sfiducia dei cittadini nei confronti dell’amministrazione della giustizia è acuito dalla drammatica situazione in cui versano le carceri, dal numero elevato di errori giudiziari, dall’abuso delle misure cautelari, dalla constatata inefficacia del diritto penale a debellare le varie forme di criminalità che imperversano nel Paese.
In questo contesto è più che mai vitale realizzare un processo in cui le parti, ad armi pari e in perfetta equidistanza dal giudice terzo e imparziale, possano contribuire nel rispetto delle regole ad accertare se un reato è stato commesso e se l’imputato ne è o meno l’autore.
L ’Associazione Nazionale Magistrati ha deliberato una serie di iniziative per manifestare l’assoluta contrarietà alla riforma. Tra le forme di protesta preannunciate il sindacato delle toghe ha indetto una giornata di astensione dalle attività giudiziarie per il 27 febbraio prossimo e l’allontanamento dei magistrati dalle aule in cui si celebra l’inaugurazione dell’anno giudiziario, in concomitanza con l’intervento del Ministro della Giustizia.
Eppure, nonostante i numerosi documenti pubblicati dalla magistratura associata e i pareri resi dall’organo di autogoverno della magistratura (Csm) non è dato conoscere le ragioni per le quali l’Italia dovrebbe continuare a mantenere l’anomalia di un dis-equilibrio giudiziario uguale in Europa solo a Turchia, Bulgaria e Romania.
Sarebbe auspicabile, invece, che le ragioni del dissenso riponessero nella tutela degli interessi dei cittadini, rifuggendo dal realizzare forme autoreferenziali di lotta che assomigliano sempre più a difese corporative e di casta.