Il ministro della Giustizia Carlo Nordio tira dritto sulla riforma della giustizia forte del mandato elettorale e della Costituzione. Il mandato elettorale arriva dagli italiani che hanno votato, fatto vincere e voluto al governo una coalizione con un programma garantista.

La Costituzione, faro per i tanti garantisti e meno per i pochi giustizialisti sempre in servizio permanente effettivo.

È bastato che il ministro, nella sede istituzionale deputata, illustrasse il programma degno di un paese civile e garantista che subito ha avuto inizio il solito copione: state attaccando la magistratura. Cosa ovviamente non vera.

Ad eccezione del “terzo polo” di Carlo Calenda e Matteo Renzi, su posizioni favorevoli, opposizione dura della “sinistra” dominata da Giuseppe Conte che per un secondo si è distratto dal solo ed unico punto del programma del Movimento 5 stelle, il reddito di cittadinanza, ha alzato la manina del primo della classe per dire cose che non stanno su questo pianeta in tema di giustizia eppure lui era “Avvocato del Popolo” professione ovviamente dimenticata.

Il Pd “perso come sempre dentro i fatti suoi” con la solita terapia di gruppo, impicciati con l’ennesimo congresso ed ennesimo cambio di segretario perderà l’ennesimo treno garantista salvo poi invocare il principio garantista se “toccheranno un compagno”. Allora sì che grideranno: vergogna, gogna, giustizia giusta e tante altre belle parole che tali resteranno.

Allora facciamo subito chiarezza: la magistratura non è sotto attacco ma sotto attacco è la Costituzione. Cosa ha detto di cosi rivoluzionario il ministro da far alzare le barricate di sparuti giustizialisti?

Nulla. Ha semplicemente affermato nella sua riforma principi contenuti chiari nella nostra Costituzione e precisamente nell’articolo 111: “La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge”.

Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata.

Nel processo penale, la legge assicura che la persona accusata di un reato sia, nel più breve tempo possibile, informata riservatamente della natura e dei motivi dell’accusa elevata a suo carico; disponga del tempo e della condizioni necessaria per la sua difesa; abbia la facoltà, davanti al giudice, di interrogare o di far interrogare le  persone che rendono dichiarazioni a suo carico, di ottenere la convocazione e l'interrogatorio di persone a sua difesa nelle stesse condizioni dell'accusa e l’acquisizione di ogni altro mezzo di prova a suo favore; sia assistita da un interprete se non comprende o non parla la lingua impiegata nel processo.

Il processo penale è regolato dal principio del contraddittorio nella formazione della prova. La colpevolezza dell'imputato non può essere provata sulla base di dichiarazioni rese da chi, per libera scelta, si è sempre volontariamente sottratto all'interrogatorio da parte dell’imputato o del suo difensore. La legge regola i casi in cui la formazione della prova non ha luogo in contraddittorio per consenso dell'imputato o per accertata impossibilità di natura oggettiva o per effetto di provata condotta illecita…

La riforma della giustizia è stata sempre il tema dei temi nel dibattito politico e in passato anche esponenti di sinistra si sono detti favorevoli, ad esempio, a cambiamenti decisivi come la separazione delle carriere.

Ma si sa il Pd è a fasi alterne. Cosa afferma la nostra costituzione? Garantismo puro, giusto processo, durata ragionevole di un processo e garanzia delle prove.

Tutti principi che da tempo l’Europa ci chiede di far nostri, metterli in atto. Principi che ci chiede di inserire nel nostro Pnrr.

Prendiamo ad esempio il mezzo di ricerca delle prove citato dal ministro, ovvero le intercettazioni. Il ministro afferma: «Intercettazioni usate per delegittimare».

Ora è pure vero che le intercettazioni sono un mezzo di prova importante, non l’unico si badi bene, per la ricerca dei reati gravi da perseguire ma è anche vero che troppo uso se ne è fatto facendo qualvolta solo intercettazioni cosiddette “a strascico” dove si ascoltava di tutto, da dove gli intercettati pensassero di trascorrere le vacanze, dai cibi preferiti, da chi odia chi, quali gusti sessuali si hanno mettendo così in pubblica piazza vizi e virtù di ognuno ma di reati neppure l’ombra. Svilendo così il buon uso che si dovrebbe invece fare delle intercettazioni.

Eppure, quanto all’uso fatto delle intercettazioni, Nordio ha ricordato le vittime che ci sono state tra i suoi stessi colleghi magistrati.

Pochi affermano che si vorrebbe colpire l’autonomia della magistratura. Mentre in trent’anni la grande anomalia italiana ha segnalato l’inverso, cioè un uso politico della giustizia che ha inciso sull’autonomia della politica.

La riforma non dovrebbe diventare scontro tra garantisti e giustizialisti. E invece di fatto lo diventa sempre.

Dopo il bruttissimo lo scandalo Palamara al Csm, la riforma della giustizia fu centrale nel discorso di reinsediamento del Capo dello Stato. Allora facciamo tesoro dell’esperienza fino ad ora vista sui temi della giustizia e facciamo in modo che non resti un sogno provare a vivere in un paese dove la civiltà giuridica non resti solo un sogno.