Mentre nel mondo ci sono focolai e guerre. Mentre nel mondo ci sono migliaia di morti e feriti dovuti a scontri violenti tra stati. Mentre nel mondo si cerca, con fatica, di risorgere dal Covid. Mentre nel mondo tra il Covid e le guerre facciamo fatica a rialzarci per pagare cara un’inflazione che sta completamente prosciugando tutte le risorse economiche arriva la solita Unione Europea. Ue spesso fuori luogo, spesso fuori tempo, spesso fuori dal mondo reale. Ultima genialata: il Fit for 55.

Il Fit 55 è un pacchetto di riforme che è stato presentato dalla Commissione europea nel 2021 e che fa parte del piano europeo per contrastare il cambiamento climatico, il cosiddetto Green Deal. L'obiettivo finale del Green Deal è il raggiungimento della neutralità carbonica sul territorio europeo entro il 2050. Bene, benissimo.

Chiarisco subito che sono assolutamente amante del green, che non amo inquinare, non si deve inquinare peccato però che, come spesso accade, le direttive europee siano completamente avulse dalla realtà reale e, soprattutto, si continua a non comprendere le differenze tra stati dell’Unione Europea e le differenti peculiarità degli stati membri.

Per esempio: con la direttiva “case green” l’Unione Europea intende ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990 e raggiungere le emissioni zero entro il 2050, attraverso la riqualificazione del parco immobiliare europeo e il miglioramento dell’efficienza energetica.

Il provvedimento avanzato dalla Commissione europea è stato inserito nel pacchetto di riforme Fit for 55 ed ha l’obiettivo di agire in modo prioritario sul 15% degli edifici più energivori (collocati nella classe energetica G) per ogni Stato membro; in Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali, sul totale di 12 milioni.

Il 14 marzo 2023 il Parlamento europeo ha approvato il testo sulla direttiva Epbd (“case green”), un pacchetto di norme proposto dall’Unione Europea finalizzato a promuovere la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica. Si utilizza il termine “case green” proprio per indicare gli immobili con risparmio energetico ed emissioni di gas nocivi pari o vicini allo zero.

L’obiettivo della direttiva è quello di stimolare le ristrutturazioni di edifici privati e pubblici in tutta Europa, al fine di ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2 del parco immobiliare dei 27 Stati membri.

Ripeto a me stessa: tutto bellissimo ma, si come sempre è il ma che ci frega…

Piccolo esempio: avete presente i centri storici italiani? Le abitazioni dei nostri centri storici? Avete presente il centro storico ed i palazzi degli stati membri del nord Europa?

Bene se li avete presenti, come credo, capirete cosa significa render totalmente green i centri storici italiani, questo significa che noi italiani dovremmo aprire i nostri portagli e pagare migliaia ma migliaia di euro per far fronte ad innumerevoli ristrutturazioni di palazzi antichissimi per renderli totalmente green come chiede la direttiva europea. Alcune delle volte, pur pagando ristrutturazioni green, impossibile attuare tale ristrutturazione con la nostra realtà immobiliare che tutti conosciamo e non solo noi ma anche gli innumerevoli turisti che vengono da ogni angolo di mondo in visita ogni anno in Italia proprio per la nostra “antichità”.

Problematiche che ovviamente non avranno paesi più giovani di noi che hanno abitazioni e palazzi moderni. Render totalmente green palazzi storici italiani è realmente impossibile con tutta la buona volontà. Prendiamo Roma, come si può rendere green tutta la città patrimonio Unesco? Si possono apportare, come stiamo facendo, degli accorgimenti, restauri ma rendere applicabile ai Palazzi storici italiani la direttiva green europea è solo utopia.

Questa folle rincorsa al green ci porterà definitivamente alla rovina economica. L’eco follia sta aprendo mille fronti. Direttive folli che non guardano la realtà.

Prendiamo altro esempio: il Porto di Gioia Taura in Calabria.

Un Porto fiorente che da questa direttiva europea green uscirà con le ossa rotte e con esso tutta la Calabria e l’indotto. Si chiede alle navi trasposto così tante documentazioni che già hanno fatto sapere che andranno in Africa dove l’Europa la vedono con il binocolo. Applicazione della direttiva comunitaria ‘Fit for 55’ renderà, come scrivevo sopra, più conveniente, per i grandi vettori marittimi, utilizzare porti di transhipment extraeuropei piuttosto che quelli comunitari, significa da subito la perdita di competitività degli scali europei, incluso il Porto di Gioia Tauro, eccellenza della Calabria, del Sud e dell’Italia.   
La richiesta di un tributo esoso per i mercantili che scelgono di fare scalo nei porti europei del Mediterraneo, è una scelta dissennata che non contribuisce a ridurre le emissioni di Co2.  Ma soprattutto, arrecando un danno all’economia del settore e all’indotto, rende chiarissima la distanza tra la visione burocratica dell’Europa e gli interessi reali dei Paese aderenti.

Una scelta che giustamente il presidente Occhiuto ha definito “un’ecofollia”. Il green deal nella sua forma radicale inizia a mandare in grave difficoltà alcuni stati membri rendendo evidente che una transizione ecologica troppo accelerata e avulsa dalla realtà rischia di essere per prima di difficile applicazione, di costare molti posti di lavoro e crisi industriale, sfavorire fasce sociali più deboli facendo, come sempre, diventare il green una cosa solo per ricchi e, come sempre, prendendo decisioni che non certo renderanno più green il nostro mondo, purtroppo.

Spero che il buon senso e la specificità di ogni stato membro prevalga sulle decisioni. A chi invece ha avuto la bontà e pazienza di arrivare a leggere la mia riflessione per intera dovrò dare altra ferale notizia che ci giunge dall’Europa: dal 15 ottobre non si potranno più commercializzare prodotti con glitter come biglietti di auguri e creme per il trucco. Una misura per evitare la dispersione nell'ambiente di mezzo milione di tonnellate di materiali dannosi. Amen!