Terra assai strana, la Calabria, dove tutto si mescola e si confonde. Una regione in cui è facile finire in un tritacarne, soprattutto se si urtano determinati interessi in capo a un sistema collaudato, a prescindere da chi uno sia. Certo, questa frase non va equivocata: nessuno dovrebbe infatti permettersi solo di poter pensare di nascondere la verità o, peggio ancora, di cassare la libertà di informazione. Ma di fare chiarezza, questo sì. E ci mancherebbe.

In ogni frangente è dunque giusto mettere in fila i fatti, non le elucubrazioni o le congetture. Ecco perché se, ad esempio, le propalazioni di un collaboratore di giustizia identificano una situazione in cui un soggetto è vittima di un apparato criminale, quella stessa persona non può essere dipinta alla stregua di un sodale, se non addirittura di una figura di spicco, del medesimo ambiente malavitoso.

Motivo per cui certi attacchi, evidentemente di natura strumentale, assumono il tenore di una vendetta in piena regola. Una rivalsa, meditata e pianificata da lungo tempo, dopo che qualcuno in passato si era limitato a fare il suo dovere, raccontando una vicenda quantomeno meritevole di attenzione nel corso della rovente campagna elettorale del 2017 per il rinnovo di un'Amministrazione comunale importante come quella del capoluogo.

Una colpa grave, anzi gravissima, a giudizio di chi, direttamente interessato alla vicenda, non ha perso l'occasione per presentare il conto alla prima occasione utile. Purtroppo per tale soggetto, però, il tempo dimostrerà come tutto sia manifesto salvo si voglia alterare la realtà degli accadimenti per come viene più comodo.

E magari pure per distogliere lo sguardo dall'incongruente scenario (eufemismo!) di un'immagine in odor di Santità dietro a cui si celano invece comportamenti disinvolti, per non dire spregiudicati e imbarazzanti. Ci riferiamo, tanto per dirne una, alla recente vicinanza a un potente blocco politico-affaristico della città dei Tre Colli, che sta emergendo in tutta la sua pericolosità e pervasività dopo anni di attività indisturbata. Un'azione celata grazie alla 'mediaticità e popolarita' di altre figure, invece assai più in vista e di sicuro anche molto più chiacchierate che dunque quasi non 'facevano notizia' sotto una certa ottica.

Un gruppo finora quindi molto scaltro nel nascondersi, usando una compagnia di anime belle (foglie di fico, in sostanza) e facendola così sempre franca fin quando il combinato disposto del prezioso lavoro svolto dalla Magistratura (leggasi della Procura di Catanzaro, guidata dal dottor Nicola Gratteri) e da pochi giornalisti autenticamente liberi non ha scoperchiato un Vaso di Pandora fatto di segreti inconfessabili e interessi particolari da perseguire a qualunque costo.