Da più di un mese della Calabria se ne stanno occupando i quotidiani nazionali e locali, le reti televisive pubbliche e private e sono diverse le riunioni del Consiglio dei Ministri con all’ordine del giorno la nomina di un Commissario alla Sanità della Regione.

Mai tanta attenzione verso la nostra regione e per un suo settore di arretratezza e precarietà  preoccupante.

Il messaggio che è stato diffuso è che in Calabria, in generale e nel comparto sanitario, tutto è inquinato: ‘ndrangheta, due ASL commissariate, clientele, debiti la cui entità nessuno è in grado di stabilirlo, ospedali chiusi, la medicina territoriale inesistente o quasi, carenza di personale ( medici, infermieri ), posti letto limitatissimi e comunque al di sotto degli standard previsti dalle normative nazionali.

 

Una condizione conseguenza non solo dei tagli governativi agli stanziamenti per il settore, ma del modo come è stata governata la sanità dalla Regione.

Qualcuno, giustamente, ha dichiarato: ”sia benedetto il Covid. Tra le disgrazie della pandemia almeno una cosa buona: sta illuminando da qualche giorno la Calabria, quel che resta di noi”.

Il quadro che viene fuori dalle cronache giornalistiche e televisive, è di una Calabria “ginepraio”, tutto negativo. E da qui la presa di distanze, la fuga di quanti il Governo avrebbe voluto nominare Commissari.

Si è oramai al quinto esperto che ringrazia il Governo per l’offerta, ma rifiuta di accettare l’incarico  e, quindi, di caricarsi di responsabilità non riuscendo a individuare su chi contare e da chi fidarsi.

Ma quanti viviamo in Calabria non possiamo accettare della nostra regione la rappresentazione tutta al negativo: tutto marcio, tutto degenerato, tutto malaffare e mafia, nel settore e più in generale nella realtà civile e sociale.

C’è un’altra Calabria che è opportuno fare emergere con esperienze e positive che andrebbero esaltate: nelle Università, nella Scuola, nell’Imprenditoria, nei Sindacati e nell’associazionismo sociale e culturale. E dall’interno di questa realtà esiste chi non si piega e combatte.

Su un quotidiano si è fatto riferimento all’esperienza di “Progetto Sud” ormai consolidata e modello di presenza a Lamezia e in Calabria. Ma non c’è solo questa impresa sociale. Si pensi alle cooperative che gestiscono le terre confiscate alla ‘ndrangheta ricavando prodotti agroalimentari che stanno sul mercato, o agli imprenditori che hanno denunciato e testimoniato la richiesta di “pizzo” da parte delle cosche, o alle associazioni  antiracket le quali, pur tra tanti limiti, svolgono una funzione di stimolo  e di sostegno a quanti si espongono contro la delinquenza organizzata, alle tante associazioni culturali e sociali, alle imprese  del terzo settore. Tutte esperienze che però vivono e operano separatamente “ogn’uno per se,”, mentre sarebbe indispensabile la creazione di reti in modo stimolare le Istituzioni e la politica a liberarsi degli elementi inquinanti e valorizzare taluni di questi soggetti all’impegno diretto nelle amministrazioni della cosa pubblica.

Certo, ancora diffusamente rispetto alla necessità e urgenza di scendere in campo, reagire, costruire la necessaria alternativa alla condizione della regione, prevale la presa di distanze dall’impegno diretto. Ma può e deve prodursi qualcosa di importante perché si possa procedere nella direzione del rinnovato e innovativo impegno politico e istituzionale, quindi la crescita di una nuova classe dirigente più colta e preparata.

La rilettura di quanto i giornali hanno scritto della sanità calabrese, mi induce a ritenere che il Commissario, quando il Governo deciderà di nominarlo, nell’immediato non deve fare un grande sforzo per compilare l’elenco delle criticità. Alcuni esempi:

  1. uno dei problemi più scottanti è quello dei debiti accumulati e dei quali non si conoscono l’entità e i dettagli a causa della mancata presentazione da parte di alcune ASL dei bilanci consuntivi.

Fossi il Commissario saprei a chi rivolgermi per chiedere un impegno su questo scottante tema. C’è già chi, per interesse culturale, se ne è occupato. Un Docente universitario  che con i suoi allievi  ha addirittura costituito un soggetto associativo, e che, se chiamato ad un impegno su tale problema, è in grado di dare risposte anche in tempi non lunghi.

  1. la carenza di personale. Azionando la normativa nazionale contenuta nei diversi decreti del Presidente Conte è possibile rapidamente procedere alla assunzione di medici e infermieri.
  2. Valutare da subito lo stato dell’arte dei tre nuovi ospedali da costruire: progettazione, copertura finanziaria, condizioni formali e sostanziali per potere procedere all’appalto.
  3. Ricognizione delle condizioni della medicina territoriale.

 

Sono soltanto alcuni esempi suggeritemi dalla rilettura di quanto scritto dai giornali e reso noto dalle trasmissioni televisive o dichiarato da esperti.

Allo stato non possiamo che aspettare la nomina del Commissario. E vogliamo sperare che  quando il Governo afferma che la Calabria e i calabresi non saranno lasciati soli, possa significare che verranno almeno aiuti concreti in termini di risorse finanziarie, di autorizzazione alla creazione di nuovi posti letto che rispettino i parametri medi nazionali, il riequilibrio tra popolazione medici e infermieri.


*Costantino Fittante, ex parlamentare