Lavorando in sinergia e mettendo in campo le rispettive competenze, i due professionisti hanno dato vita al saggio edito da Graus Edizioni e con la prefazione della parlamentare Semenzato
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Femminicidio. Per la Treccani è la parola dell’anno 2023. È stato l’enorme numero di casi, il clamore e le riflessioni che hanno suscitato a far scegliere questo termine, per evidenziare l’urgenza di porre un’attenzione costante sul fenomeno. Una strage senza fine.
Un’emergenza che la giornalista Rai Vittoriana Abate e l’avvocato Cataldo Calabretta conoscono bene. Lavorando in sinergia, e mettendo in campo le rispettive competenze, i due professionisti hanno dato vita al saggio “Sulla pelle e nel cuore. Quei bravi ragazzi che uccidono”, edito da Graus Edizioni, con la preziosa prefazione di Martina Semenzato, presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta su Femminicidio e violenza di genere,
Partendo dalle storie di vittime di femminicidio e con le testimonianze di alcune donne sopravvissute, il saggio vuole sradicare la percezione patriarcale che ancora oggi prevale quando si parla di femminicidi. Punto di partenza è rifiutare la narrazione del “bravo ragazzo” che tende a prevalere quando si parla di violenza sulle donne. I due autori non permettono nessuna romanticizzazione per i colpevoli, nessun’indulgenza legata a ragioni sentimentali, che possa erroneamente giustificare quello che di fatto è un omicidio di genere, che si radica nella cultura del possesso. Un possesso che troppo spesso viene giustificato, sottovalutato e ignorato. Come si legge nell’introduzione al testo di Vittoriana Abate, bisogna «saper cogliere i primi segnali, senza sottovalutare neanche una spinta, perché uno schiaffo non è solo un colpo al viso. È un gesto che rappresenta un fortissimo abuso, una volontà di ferire il corpo e di insultare l’anima».
«Dal 2019 - ricorda Cataldo Calabretta - c’è una legge denominata Codice Rosso rafforzata con le norme varate nel 2023 indispensabili per rinvigorire sia gli strumenti di prevenzione sia quelli di protezione delle donne nei casi di violenza domestica, stalking e maltrattamenti. Lo Stato ha fatto una scelta: la violenza contro le donne non è più un reato minore».