L'appello del rappresentante di Italia del Meridione ai primi cittadini: «Vostro dovere manifestare per avere un sistema idrico dignitoso»
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«Sindaci di tutta la Calabria, unitevi! È in gioco il bene più prezioso da tutelare: l’acqua. Quella che entra nelle nostre case. Quella utile all’uomo, agli animali, alle piante. Quella che i cittadini sono costretti a pagare e spesso a desiderare, attesa la cattiva condizione strutturale degli impianti impiegati e la penosa governance preposta».
In quanto tale, l’obbligo della Pubblica Amministrazione, specie di quella impegnata a livello locale, è di assicurare la migliore qualità del prodotto e ai prezzi più contenuti per la comunità». Così in una nota Orlandino Greco (Italia del Meridione).
«Nella passata legislatura - e in ciò ho assicurato ad hoc il mio personale impegno nell'istituzione regionale - è stata approvata la legge che ha istituito l’Autorità Idrica della Calabria (ic). Un ente pubblico che deve rendersi - senza se e senza ma - garante in tutta la regione del servizio idrico integrato.
Protagonisti dell’Aic sono i sindaci, quaranta dei quali chiamati a costituire l’Assemblea, da rinnovarsi ogni quinquennio.
Un Ente, quello nato con la legge regionale n. 18/2017, che avrebbe dovuto immediatamente darsi i suoi organi. Cosa che non è avvenuta per la solita insipienza. Forse per qualche strano interesse in più, che per dirla - alla Giulio Andreotti - “a pensare male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina”.
Dopo quasi tre anni di soffocante e colpevole silenzio, Vi vengono presentate, sul filo di lana, 33 slide di un progetto che tale non è. Si concretizza, infatti, in una strana promozione del tipo «prendere o lasciare» - la cui unica trasparenza è rappresentata dalle goccioline d’acqua che figurano nel sottofondo delle stesse - la proposta di attribuire la gestione dell'acqua a chi ha fallito sino ad oggi.
Lo si fa, forse, per salvare «capre e cavoli», in una situazione ove tutto è andato male e ove c'è la necessità dei responsabili di proteggere le generose utilità godute sino ad oggi, ma anche andare oltre.
Insomma, il tutto sembra funzionale a rimediare: 1) all'inerzia dei comuni, che non hanno saputo pretendere quanto di loro competenza e interesse della collettività, di riferimento propria e regionale; 2) alla inadeguatezza della Regione che si è limitata a nominare nel 2018 un commissario delegato buono per tutte le salse che non è andato oltre il nulla.
L'acqua - nella sua gestione che va dalla captazione al consumatore, ivi compresa la bollettazione e la depurazione - va protetta con i migliori modelli gestori e le più convenienti metodiche. Tutto va ossequiato con il controllo pubblico, ancorché non esclsusivo, e una gestione trasparente, che rintracci nella certezza del diritto e nella assoluta convenienza collettiva l’obiettivo fondamentale.
Pericoloso il tentativo che si sta perpetrando nella calura estiva di imbastire una siffatta pericolosa tela. Sta accadendo che un Commissario della Regione - dimostratosi sino ad oggi responsabile di tutte le perdite di tempo registrate - diviene nell'ultimo periodo regista di quella fretta che, di solito, fa partorire i gattini ciechi. A proposito di felini, sono in tanti a supporre che nella specie «gatta ci cova».
Le soluzioni vanno ricercate e bene.
Dovete essere soprattutto Voi, responsabili diretti delle istanze e dei bisogni cittadini, a scegliere - in un insieme indissolubile - i migliori modelli di gestione per la tutela dell’interesse pubblico calabrese.
Sul tema (e non solo), basta con le scopiazzature e gli scopiazzanti pagati fior di quattrini che vengono importati in Calabria, spesso a tutela di business non solo politici. Basta con le difese ad oltranza degli indifendibili.
È vostro dovere di primi cittadini manifestare rumorosamente per la non più trascurabile esigenza di dare ai calabresi un dignitoso sistema idrico. Occorre urlarlo all’Unione Europea, dalla quale pretendere la non applicabilità di termini, peraltro tutti inefficaci a causa del Coronavirus. Dalla quale pretendere ancora di considerare l’acqua il più grande investimento da tutelare con le risorse europee, specie quelle provenienti dal Recovery Fund, riconosciuto dalla stessa UE come doverosamente premiante per il Sud.
Tutelare ad ogni costo quelle governance che hanno fallito e che hanno creato sino ad oggi danni insanabili costituirebbe un grave ulteriore esempio di irresponsabilità del quale i calabresi non possono più sopportare i costi».