«Ho letto con molta attenzione quanto, pur da pulpiti diversi, hanno detto riguardo la crisi di Fondazione Betania sia il Vescovo che il presidente del Consiglio Regionale (del cui impegno sono certo) e da cittadino condivido le loro preoccupazioni. Da imprenditore, peraltro coinvolto, mio malgrado, dico che la Chiesa, quando decide di fare impresa, non può ragionare solo sul sostegno pubblico, senza recitare il mea culpa per anni di gestione scellerata che hanno comportato disagi ai lavoratori dipendenti (non credo scelti per concorso) ma anche alle ditte fornitrici e ai loro dipendenti». È quanto scrive l'amministratore di Ristorart Nicola Capogreco intervenendo dopo la messa in liquidazione giudiziale.

«Se Fondazione Betania ha potuto erogare i servizi di ristorazione arrivando ad accumulare negli anni direttamente e indirettamente crediti - continua Capogreco - fino ad un milione di euro con la mia azienda, vorrei tranquillizzare il Vescovo sulla disponibilità alla causa mai venuta meno se non quando ci siamo resi conto di essere vessati e presi in giro dalla vecchia (ma in auge) e dalla nuova gestione. Da qui l'auspicio che la liquidazione giudiziale di fondazione Betania possa portare certezze storiche e fare luce su anni di malagestio che tanti danni ha fatto a terzi colpevoli solo di garantire un servizio o una fornitura e pazienza se il patrimonio di Fondazione andrà a coprire i debiti. Anche questo è un modo di stare vicini a chi ha sofferto per la causa».

«I cittadini e le istituzioni vanno correttamente informati, non servono richiami solenni o istituzionali se questi avranno il solo risultato di coprire le malefatte, cosi come spera - conclude Nicola Capogreco - chi ha male gestito interpretando male il giusto e accorato appello del Vescovo e del Presidente del Consiglio Regionale a cui fin da ora va il mio sostegno».