I Democratici e riformisti tornano a criticare il Pd calabrese e soprattutto la sua gestione commissariale da parte di Stefano Graziano. «Viene da lontano il nostro dissenso sulla gestione del Pd Calabrese - scrivono in una nota - La dimostrata scarsa capacità di interlocuzione anche con il Governo, provata, in particolare, sulla delicata questione della sanità regionale e sulla nomina del suo Commissario, ha confermato tutti i limiti e ritardi di un’immobile gestione commissariale del Partito».

«La condizione di emergenza della salute dei calabresi avrebbe, infatti - sottolinea il gruppo - preteso che per l’affidamento dell’incarico commissariale fosse individuata una figura con profilo di specifica e sicura competenza, oltre che di conoscenza della situazione regionale».

«La scelta, invece, riproduce, ancora una volta, un’impostazione di pubblica sicurezza, mentre avrebbe preteso una chiara e qualificata indicazione sanitario-manageriale».

«Alla distratta attenzione ai temi sociali, la gestione commissariale regionale - oltre che provinciale - aggiunge una pervicace totale assenza di coinvolgimento dei militanti, con i quali non si ricercano modalità di discussioni ed approfondimenti in relazione ai temi politici ed elettorali, pur incombenti, trascurando che, complice l’emergenza pandemica, iscritti e simpatizzanti non dispongono più da oltre due anni di luoghi fisici, ma neanche virtuali, di discussione».

«Ancora, un confronto - in vista del turno elettorale regionale anticipato - con 26 sigle e con la rappresentanza del Pd che lavora solo per candidare un proprio esponente, senza aprirsi ad un sostanzialmente rinnovamento, che invece appare sempre più indispensabile, oltre che in continuità con la scelta di non riproporre la guida uscente alle scorse elezioni regionali, significa non cogliere appieno il segnale lanciato solo un anno fa dal corpo elettorale calabrese».

«Occorre, invece, proseguire lungo la prospettiva che alle scorse regionali si è interrotta al momento della composizione delle liste, che avrebbe dovuto essere non un passaggio ma il punto di partenza di una nuova consapevolezza politica, capace di far superare al Pd calabrese la logica delle aggregazioni nei gruppi di pressione, per approdare finalmente ad una condizione di piena, responsabile libertà di pensiero e di costruzione di una politica e di un consenso fondato sulla capacita e qualità della rappresentanza dei territori e delle sue problematiche».

«Il commissario regionale ritiene di rappresentare il Pd calabrese. Formalmente è sicuramente così, ma se crede che il parere degli iscritti non sia indispensabile, domani non potrà meravigliarsi se costoro decideranno di assumere un orientamento diverso da quello che sarà loro suggerito».