L’esponente di Alternativa contro il provvedimento: «Questa trovata elettoralistica del centrodestra costerà 2,5 milioni di euro. Alla faccia dei pazienti calabresi costretti a curarsi fuori regione»
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L’aumento dei compensi dei manager della sanità calabrese continua ad alimentare il dibattito politico. Il provvedimento aveva ottenuto, in piena estate, il via libera della maggioranza del Consiglio regionale. In tale circostanza, l’opposizione aveva cercato di richiedere un rinvio. Un altro capitolo alla vicenda si aggiunge a seguito della pubblicazione dell’interrogazione a risposta scritta con cui Francesco Sapia, deputato di Alternativa, ha chiesto al governo di impugnare la legge della Regione Calabria, dello scorso 4 agosto, che ha aumentato il compenso dei direttori generali e dei commissari straordinari delle nove aziende del Servizio sanitario calabrese.
La notizia è stata confermata con una nota stampa dello stesso parlamentare, che nella sua interrogazione, redatta con la collaborazione dell’esperto di sanità Tullio Laino, ha accusato il Consiglio regionale della Calabria d’aver scavalcato la potestà esclusiva dello Stato nella specifica materia.
«L’effetto di questa trovata elettoralistica del centrodestra è – precisa Sapia – un maggiore esborso pubblico, pari a circa 410mila euro per ciò che resta del 2022 e a quasi un milione di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024, alla faccia dei pazienti calabresi, costretti a subire disagi enormi e perfino le pene dell’emigrazione sanitaria, che in tutto costa 300 milioni all’anno».
«Ho agito ancora una volta – rimarca il deputato di Alternativa – nell’interesse dei cittadini e al di fuori di ogni mia utilità, peraltro non essendo candidato alla carica di deputato o di senatore. Ho ascoltato la voce della mia coscienza e ritenuto un dovere inderogabile intervenire contro il vergognoso e immotivato aumento dello stipendio dei manager sanitari della Calabria, non subordinato ad alcuna valutazione preliminare dei risultati. Spero che il prossimo 25 settembre gli elettori – conclude Sapia – vogliano punire gli artefici di questo scellerato provvedimento e mi auguro che il governo lo impugni davanti alla Corte costituzionale, dando un segno di rigore morale quantomai necessario».