Vincenzo Gabriele è un ragazzo che vive a Mirto Crosia e si definisce con una fotocamera in mano e la Calabria nel cuore.

Conosciuto sui social come gabrylux, racconta il fascino autentico del Sud Italia, con un’attenzione particolare alla nostra terra, attraverso immagini e video.

«Dopo aver vissuto per un po’ di tempo nella caotica Roma, ho deciso di ritornare alle mie origini e ho iniziato a condividere scorci e luoghi pieni di fascino attraverso contenuti visivi diretti e coinvolgenti. Amo esplorare borghi dimenticati e paesaggi nascosti, dando voce a luoghi che meritano di essere scoperti. Come ambasciatore di Borghitalia, mi impegno inoltre a valorizzare i piccoli centri storici, ispirando le persone a esplorare luoghi autentici, lontani dal turismo di massa».

Sui social scrivi: «Cerco la bellezza nella natura e nei borghi». Cos’è per te la bellezza?
«Per me la bellezza è quella sensazione che provi quando sei in un posto tranquillo, circondato dal silenzio e lontano dal caos cittadino. Io sono della convinzione che dovremmo imparare di più ad ascoltare la natura per trovare la pace in noi stessi».

La tua missione è quella di scoprire le meraviglie della Calabria. Quali sono i posti unici per la loro bellezza?
«Quando sono in giro a visitare posti nuovi, non è mai facile capire quale sia il più bello. Però è più semplice riconoscere quale, a primo impatto ti ha lasciato qualcosa dentro. Mi verrebbe subito da dire Morano Calabro, Tropea, Rocca Imperiale, Gerace… ma forse sarebbe troppo scontato».

Uno che hai visitato recentemente?
«È Belcastro, la “”wonderland calabrese” in provincia di Catanzaro. Le sue stradine strette, il castello e i murales che hanno realizzato in alcune vie del paese ti fanno sentire davvero in un mondo magico».

E poi c’è altro.
«Anche Papasidero mi ha colpito molto. Il Santuario della Madonna di Costantinopoli, sospeso sul fiume Lao, è immerso nella natura e circondato da una pace assoluta. A Papasidero c’è anche la Grotta del Romito, che custodisce una delle incisioni più antiche d'Europa, raffigurante un bovide stilizzato, simbolo di arte preistorica. Poco distante si trova il borgo fantasma di Avena, un luogo carico di fascino e mistero, dove il tempo sembra essersi fermato. Altri luoghi unici sono sicuramente i ruderi del Monastero di Colloreto, l’antico ponte romano di Scigliano e Campo San Lorenzo in Sila.

E quelli più irraggiungibili?
«Penso a Roghudi Vecchio, un borgo fantasma abbandonato tra le montagne dell'Aspromonte, o al Castello di Sant'Aniceto. Non sono facilmente raggiungibili, ma sono così affascinanti che non vedo l’ora di andarci».

Il tuo sogno?
«Naturalmente il mio sogno è quello di esplorare anche terre lontane, fuori dall'Italia, perché è nel mio spirito di avventura».

Il borgo più suggestivo e affascinante?
«Di borghi suggestivi ne ho visitati parecchi, anche fuori regione, ma se devo dirne uno in Calabria direi Oriolo. Il suo castello medievale perfettamente conservato domina il paese dall’alto e regala una vista incredibile sulla valle sottostante. Oriolo ha un’anima autentica, e il castello ne è il cuore pulsante. È uno di quei luoghi che ti lasciano addosso una sensazione di meraviglia e ti fanno desiderare di tornare».

Di recente c’è stata un’evoluzione nel tuo stile fotografico. Un nuovo modo di raccontare e interpretare le storie da condividere.
«Sì, ho sentito la necessità di andare oltre l’estetica dell’immagine e cercare di trasmettere un’emozione più profonda. Nei miei contenuti non parlo mai, e questo non è un caso. È una scelta di storytelling visivo, per immergere completamente lo spettatore nell’ambiente che mostro, lasciandogli spazio per vivere il luogo attraverso i suoi occhi e, soprattutto, attraverso la sua immaginazione. Ogni immagine e ogni video hanno il loro ritmo e la loro narrazione, che vengono enfatizzati dalla musica. La musica è importante perché, come diceva Hans Zimmer, "La musica non solo completa l'immagine, ma la rende viva". È l'elemento che lega tutto, che aggiunge profondità e che in pochi secondi riesce a trasportarti in un’altra dimensione. E infine, lascio che siano le parole non dette a dare a ogni spettatore la possibilità di raccontare il luogo a modo suo».