Roberto Bozzo è un musicista calabrese che può vantare una carriera di primo livello, una grande esperienza artistica, e tanto da dire con la sua musica.

Dopo 12 anni coi K-byte e 4 album, 20 anni di Sabatum quartet con 9 album, ecco il suo primo lavoro da solista: «Sí, ma in fondo è solo il continuare a raccontarmi nella musica, mettendo insieme tutta la mia esperienza di uomo che ha deciso di restare a vivere in Calabria e fare il musicista».

Il primo album da solista di Roberto Bozzo, cantautore cosentino, in realtà non è che il quattordicesimo album in 36 anni di attività musicale: «E’ una prima volta per tanti motivi, è il primo come solista ed è il primo che non segue un unico genere musicale ma offre una grande varietà musicale linguistica strumentale e semantica. L’album infatti si dipana in 13 tracce utilizzando 4 lingue, vernacolo, italiano, inglese e spagnolo e si avvale dell’utilizzo di moltissimi strumenti grazie alla duttilità ed alla capacità dell’autore di suonarne tanti e grazie alla preziosa collaborazione di grandi artisti calabresi che ne hanno impreziosito gli arrangiamenti».

Parliamo un po’ del disco Gente che sa vivere.

«Il disco è stato realizzato a Cosenza presso il Tape Lab studio di Marco Passarelli ed Arianna Tomaselli. Si serve di una narrazione tridimensionale cercando di descrivere su diversi piani la vita del musicista mediamente conosciuto e “diversamente famoso” in Calabria con tutto quello che comporta».

Lo fa in diversi episodi.

«Sí, partendo dalla mentalità che c’è rispetto al lavoro della musica e dello spettacolo a queste latitudini. Quindi una serie di brani autoironici che ci raccontano le “Feste Calabresi” per un giovane ivi residente che aveva “il sogno nel cassetto” e che ha cercato nonostante tutto e tutti di realizzarlo in un luogo dove non sempre c’è “Gente che sa vivere”. Dunque attraverso una resistenza-resilienza che lo ha portato a realizzare un CD fisico con tanto di copertina e libretto coi testi, per altro perfettamente confezionato dall’art work di Michele Mirabelli, in un tempo in cui ormai la musica è liquida ed i dischi quasi non si fanno più. Un gesto di puro Romanticismo».

Passiamo al secondo piano descrittivo.

«Guarda più in là individuando ciò che ha portato a questo status quo, quindi uno sguardo alla società di oggi vittima della tecnologia esasperata che ha finito col soffocare l’idea dell’attesa e del percorso annientando le pause che di fatto non ci sono più e che ci privano della bellezza del viaggio che porta alla metà in nome del profitto».

C’è anche un terzo piano.

«Ed è più introspettivo dove si descrive la ricerca di se stessi con tutte le difficoltà che comporta e con tutta l’impopolarità che a volte ne consegue. Infine ci sono due interessantissime rivisitazioni di due brani popolari completamente riarrangiati e declinati con sonorità del tutto nuove e mischiate con strumenti non propri dei brani tradizionali. Un lavoro tutto da scoprire e da ascoltare».

Previsti concerti per promuovere l’album?

«Sì, ci sono numerosi concerti in programma per presentare e suonare l’album, che si aggiungono agli eventi coi Sabatum quartet ed alle mie collaborazioni con altri artisti».

Il futuro artistico di Roberto Bozzo.

«Il mio futuro è saper vivere il presente, che mi vede stimolato a scrivere canzoni e a mettermi sempre in discussione».