L'8 marzo, le donne calabresi che hanno fatto la storia (e la differenza)
L'8 marzo, le donne calabresi che hanno fatto la storia (e la differenza)
L'8 marzo, le donne calabresi che hanno fatto la storia (e la differenza)
L'8 marzo, le donne calabresi che hanno fatto la storia (e la differenza)
L'8 marzo, le donne calabresi che hanno fatto la storia (e la differenza)
L'8 marzo, le donne calabresi che hanno fatto la storia (e la differenza)
L'8 marzo, le donne calabresi che hanno fatto la storia (e la differenza)
L'8 marzo, le donne calabresi che hanno fatto la storia (e la differenza)
L'8 marzo, le donne calabresi che hanno fatto la storia (e la differenza)
Impegnate nella politica, in prima fila nella difesa dei diritti dei più fragili. Si sono spese per la rinascita delle proprie comunità, per il progresso della ricerca medica e scientifica. Sono divenute simbolo di resistenza e libertà. Caparbie, fuori dal coro, coraggiose. L’8 marzo, in occasione della Festa della donna, omaggiamo alcune delle figure femminili che, con il loro lavoro e la loro vita, hanno dato e danno lustro alla Calabria. Personalità dal grande carisma capaci di dare una svolta nell’associazionismo, nella politica, nella sanità, nel giornalismo. Un faro di luce oltre ogni racconto polveroso e stereotipato della Calabria, terra “delle emergenze”.
Perseguì il suo sogno con coraggio, andando contro tutto e tutti. Per la famiglia, quella di diventare una giornalista era «una follia scandalosa». Adele Cambria, scrittrice, giornalista e attrice italiana, nacque nel 1931 a Reggio Calabria. È stata una fine intellettuale, rigorosa, orgogliosamente attaccata alla terra che le aveva dato i natali. Dopo la maturità classica nel Liceo Tommaso Campanella, frequentò la Facoltà di Giurisprudenza a Messina dove raggiunse la laurea nel 1953. Sostenne, quindi, il concorso per entrare nei ruoli della magistratura. L'esito non fu positivo. Nel 1956 si trasferì a Roma. È stata ideologicamente molto vicina alla sinistra progressista e nutriva (senza nasconderlo) simpatie verso il Partito Radicale di Marco Pannella. Scrisse articoli di costume per Il Giorno e collaborò con le maggiori testate italiane tra cui Il Mondo, Paese Sera, La Stampa, Il Messaggero, l’Espresso, L’Europeo, L’Unità.
Figura di livello nella cultura italiana pre e post-Sessantotto con Camilla Cederna ed Oriana Fallaci, è stata direttore di Effe nonchè grande amica di Pier Paolo Pasolini. Recitò in tre film dello scrittore regista, "Accattone", "Comizi d'amore" e "Teorema". Una voce ribelle, impegnata nella difesa dei diritti delle donne, si spense all’età di 84 anni dopo una lunga malattia.
È considerata la pioniera della chirurgia robotica. Franca Melfi è nata a Cosenza, ha vissuto e studiato a Oriolo Calabro. Dopo la laurea a Pisa in Medicina e chirurgia si specializzò in Chirurgia toracica. Oggi è considerata la pioniera della Chirurgia toracica mini invasiva e della Chirurgia robotica. Assunta come chirurgo dall’Azienda ospedaliera universitaria pisana (Aoup), nel corso della lunga carriera ha perfezionato e acquisito nuove tecniche di intervento in varie realtà sanitarie d’Europa. Il 2001, la svolta. La dottoressa Melfi, concretizzando le attività di ricerca, grazie al robot denominato “Da Vinci”, riesce ad eseguire la prima lobectomia polmonare al mondo. È membro della Aats (American association for thoracic surgery) e della Eacts (European association for cardiothoracic surgeons). Nonostante gli ambiti traguardi e la fama internazionale, nei mesi scorsi è stato ufficializzato il suo ritorno in Calabria. Una notizia accolta con grande entusiasmo. La professoressa, dopo aver sciolto le riserve, ha infatti accettato di trasferirsi nell’ateneo calabrese Unical e operare all’Annunziata di Cosenza. «Restituisco qualcosa alla mia terra», ha recentemente commentato.
Di lei resta impresso l’impegno politico, l’amore sconfinato per la propria terra e il desiderio di far funzionare le cose. Jole Santelli è stata la prima presidente della Regione Calabria. Ha guidato l’ente per otto mesi, dal 15 febbraio 2020 fino al giorno della sua morte avvenuta all’alba del 15 ottobre 2020. Di professione avvocato, è stata al fianco di Silvio Berlusconi fin dal 1994 quando il Cavaliere “scese in campo” fondando Forza Italia cambiando per sempre le sorti della politica italiana.
Per quattro legislature, 20 anni, è stata eletta parlamentare della Repubblica, una volta, nel 2006, in Emilia Romagna, e per due volte ha ricoperto il ruolo di sottosegretario di governo. È stata sottosegretario alla Giustizia nel terzo Governo Berlusconi (2001-2006), sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali nel Governo Letta (2013). Nel 2008, eletta nell’allora Pdl, andò a ricoprire il ruolo di vicecapogruppo alla Camera dei Deputati.
È stata anche vicepresidente della I Commissione (Affari Costituzionali, della Presidenza del Consiglio e degli Interni) e vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia.
Jole Santelli combatteva da anni contro un tumore. Della malattia che l’affliggeva fin dal 2014 ne parlava apertamente, con coraggio. Una donna delle istituzioni leale e trasparente con gli elettori, con gli alleati e anche con gli avversari politici mettendo sempre al centro il bene della Calabria e dei calabresi. In piena campagna elettorale, nel gennaio 2020, in un'intervista al “Fatto Quotidiano" dichiarò: «Non ho mai nascosto la mia malattia, qui tutti sanno - disse - non voglio neanche però che essa mi perseguiti. Io sono in cura presso il reparto di oncologia di Paola. Da noi ci sono medici eccellenti. Le eccellenze in un mare di incompetenza, clientelismo, ignavia annegano come sassolini nello stagno. Lo so, tante cose non vanno. E io proverò a cambiare».
Il 3 marzo 1944 Teresa Talotta Gullace, nata a Cittanova l'8 settembre 1907, fu uccisa dai soldati nazisti durante l'occupazione di Roma mentre tentava di raggiungere il marito fatto prigioniero. La sua figura divenne simbolo della resistenza romana e l'anno successivo ispirò il grande regista Roberto Rossellini per il personaggio della Sora Pina, interpretata da Anna Magnani nel film capolavoro "Roma città aperta".
Nel 1944, a 37 anni, Teresa aveva cinque figli, era in attesa del sesto e faceva la casalinga. Il 26 febbraio di quell'anno, durante un rastrellamento a Porta Cavalleggeri, il marito fu arrestato. Ogni mattina la donna si recava nei pressi della caserma nel tentativo di vedere il marito, parlargli e portargli qualche genere di conforto. Proprio nel corso di una protesta alla presenza di diverse donne i cui mariti o parenti erano stati portati via dalla Gestapo prima per essere condotti nei campi di lavoro forzato, Teresa sfidò i militari e venne brutalmente uccisa.
Il tragico evento colpì subito l'immaginario collettivo e venne portato alla ribalta internazionale con il superbo lavoro cinematografico, rendendo immortale la figura della donna calabrese. Teresa Gullace divenne uno dei simboli indiscussi della Resistenza. Nel 1977 fu insignita della Medaglia d’oro al merito civile alla Memoria mentre la città di Cittanova nel 2018 ha conferito la cittadinanza onoraria ai figli e alle nipoti della donna.
Maria Chindamo, imprenditrice di Laureana di Borrello, fu rapita, uccisa e data in pasto ai maiali dalla ‘ndrangheta per il suo desiderio di libertà. Questo secondo quanto ricostruito dagli inquirenti che indagano sul caso dal 6 maggio del 2016. La scomparsa della donna, commercialista, imprenditrice agricola, madre di due ragazzi, avvenne un anno dopo il suicidio del marito da cui si stava per separare.
Il 6 maggio del 2016 era uscita di casa intorno alle 7, come sempre, per recarsi in campagna. Sembrava una giornata come tante fino a quando il fratello Vincenzo scopre che qualcosa non va. A Limbadi, davanti al cancello della tenuta agricola, ancora chiuso, scorge l’auto di Maria col motore acceso e alcune tracce di sangue e capelli. La cercano ovunque ma della donna nessuna traccia. Le telecamere di sorveglianza dei terreni davanti alla sua azienda proprio quel giorno risultano non funzionanti. Poco più tardi, i figli dell’imprenditrice sentono bussare alla porta di casa. Sono i carabinieri che danno loro una notizia che sconvolgerà loro la vita: la mamma è sparita.
La svolta del caso avviene nel settembre 2023. L’inchiesta “Maestrale-Carthago”, condotta dalla Dda di Catanzaro, porta all’esecuzione di 81 misure cautelari. Tra gli arresti, quello di Salvatore Ascone, accusato, insieme al figlio allora minorenne, di aver manomesso il sistema di videosorveglianza della proprietà della donna. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti sulla base delle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Maria fu brutalmente assassinata per la sua sete di libertà. Lapidarie le parole del procuratore capo Nicola Gratteri: «Maria Chindamo è stata uccisa quando si è permessa di postare le foto con il nuovo compagno. Dopo due giorni è stata uccisa in modo inumano. Bruciava l’idea che i terreni fossero gestiti da una donna che addirittura si sarebbe permessa di rifarsi una vita». E ancora: «Da una parte non gli è stata perdonata questa libertà, la gestione dei terreni che aveva avuto in eredità e questo nuovo amore. Dall’altra gli interessi, gli appetiti di una famiglia di 'ndrangheta sul terreno. Tutto questo ha condotto all'omicidio».
È stata la prima donna in Calabria a conseguire la laurea. Concetta Pontorieri nacque nel 1897 a Rombiolo, piccolo centro dell’entroterra vibonese. Pur provenendo da una buona famiglia dovette combattere pregiudizi e superare numerose diffidenze per poter studiare. Rombiolo era un paese a forte connotazione agricola e l’educazione delle figlie femmine era prettamente casalinga. Dopo le superiori a Vibo (ai tempi chiamata Monteleone), Concetta decise di proseguire la propria formazione. Fu tuttaltro che facile. L’annuncio alla famiglia creò grande scompiglio ma la giovane non mi arrese. Lasciare Rombiolo e trasferirsi a Roma, per l’epoca, era impensabile. Anche per la sua stessa famiglia. Tant’è che quando uno dei fratelli maggiori l’accompagnò nella Capitale per iscriversi all’Università La Sapienza, l’avrebbe salutata dicendole: «Avrei preferito accompagnarti al tuo funerale».
Uno “schiaffo” in pieno viso per la giovane donna che comunque rimase ferma nei suoi propositi. Anni dopo, si trasferì a Torino dove conseguì la laurea in Scienze Naturali. Dedicò la vita all’insegnamento e alla formazione dei giovani. Morì a 107 anni del 2004. Ionadì omaggiò la sua storia dedicandole una biblioteca.
Si racconta che un suo discorso e la sua forte personalità impressionarono finanche Pablo Picasso. L’artista ritrasse il suo volto e intitolò lo schizzo realizzato a matita "La jeune fille de Calabre". Rita Pisano è stata sindaca di Pedace, nel Catanzarese, dal 1966 al 1984 anno in cui spirò improvvisamente.
Madre di sei figli, riuscì a conciliare passione e impegno politico con la famiglia. Venne eletta per la prima volta sindaco di Pedace nel 1966 riuscendo a ottenere la riconferma per ben quattro mandati. Fin dalla prima esperienza alla guida della locale amministrazione, diede impulso ad una politica di ammodernamento della viabilità, fece realizzare edifici sportivi, lavorò per una scuola a tempo pieno, il restauro della chiesa madre. Rita Pisano fondò la prima biblioteca per le donne, la "Biblioteca Donne Bruzie" e negli anni Settanta diede vita agli Incontri silani, un’iniziativa culturale che portò in Calabria personalità come Renato Guttuso, Carlo Levi, Ettore Scola. La sua carriera politica non fu esente da amarezze. Infatti nel 1975 ebbe un duro scontro con il Partito comunista italiano da cui venne espulsa. Non si diede per vinta e decise di creare la lista autonoma "Sveglia" che primeggiò alle elezioni comunali in contrapposizione con il Pci. Morì prematuramente a 57 anni stroncata da un ictus. Alla sua memoria, nel 2019 venne intitolata la Sala stampa del consiglio regionale della Calabria. Pedace ha invece dato il suo nome all'Istituto Comprensivo.
Elena Sodano è considerata ‘l’imprenditrice della cura’. Da anni lavora per aiutare le persone affette da Alzheimer o malattie neurodegenerative e le loro famiglie. È alla guida dell’associazione Ra.Gi di Catanzaro e per lungo tempo ha svolto la professione giornalistica interessandosi in particolar modo di persone fragili nonché situazioni di disagio sociale. Nel 2002 prende vita l’associazione “Ra.Gi.”. Il nome del sodalizio è un omaggio ai figli Rachele e Giuseppe. L’impegno a favore degli ultimi subisce una svolta con il progetto Casa paese concretizzato grazie al crowdfunding e alle donazioni provenienti da ogni angolo d'Italia, a Cicala. È la prima iniziativa simile nata in Calabria. Nell’area allestita nel piccolo centro del Catanzarese, le persone con demenza trovano le poste, il medico di base, un supermercato e addirittura un cinema.
In una intervista al nostro network, la presidente Sodano sintetizzava l’essenza stessa del progetto: «Tutta l’organizzazione di Casapaese ha in sé il concetto di rispetto nei confronti dell’individualità delle persone che deve continuare ad avere un senso di natura Esistenziale e non Assistenziale. Affermo da sempre che le persone con demenza non possono essere istituzionalizzate all’interno delle residenze sanitarie perché l’esternazione della malattia le fa diventare delle persone anarchiche, che non possono essere in grado di rispettare le regole».
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