Mercoledì l’inaugurazione della mostra, una raccolta di monili devozionali conservata per oltre un secolo nel cuore della Cattedrale bruzia. All’evento presente il vescovo Checchinato
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Un evento unico, che per la prima volta rende visibile alla città il patrimonio votivo legato alla Madonna del Pilerio, patrona di Cosenza. Mercoledì 30 aprile, alle ore 11.30, nella Cappella dell’Assunta del Duomo, sarà inaugurata la mostra L’Oro di Cosenza, dedicata a una raccolta di monili devozionali finora mai esposta, conservata per oltre un secolo nel cuore della Cattedrale.
Un tesoro offerto come una preghiera, un ringraziamento o una richiesta di grazia. L’eredità devozionale viene oggi alla luce nella prima storica esposizione pubblica, grazie a un progetto che ha riunito valore religioso, abilità artigiana, ricerca storica e formazione, per restituire alla comunità un patrimonio che le appartiene.
La mostra, nata da un’idea condivisa tra don Luca Perri, rettore della Cattedrale di Santa Maria Assunta, e l’imprenditore Sergio Mazzuca, è stata realizzata grazie alla collaborazione tra Scintille Gioiellerie, l’Istituto Marconi-Guarasci di Cosenza, Banca Mediolanum, l’Associazione culturale Franco Guido, No.Do. Formazione Academy e Donnaoro Jewels.
L’inaugurazione si svolgerà alla presenza di S.E. Mons. Giovanni Checchinato, vescovo di Cosenza, dei promotori della mostra e delle autorità civili e militari.
«Dietro ogni oggetto – spiega don Luca Perri – c’è una storia concreta, una richiesta d’aiuto, un gesto di affidamento nato nel dolore o nella speranza. La mostra rende visibile il filo tenace che tiene insieme da secoli la città e la sua Patrona. Non si tratta infatti di una semplice raccolta di gioielli, ma di una testimonianza viva della spiritualità popolare».
Il percorso espositivo prende forma dopo un lungo lavoro di recupero e documentazione, che ha riportato alla luce oltre quattrocento monili offerti dai fedeli dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri, di cui ora viene proposta una selezione di 66 pezzi, in un allestimento curato per mettere in evidenza tanto il valore simbolico quanto la qualità dell’artigianato orafo locale.
Ci sono, ad esempio, i cosiddetti orecchini borbonici, tipici del Sud Italia, realizzati in oro basso e impreziositi da smalti a fuoco e microperle, insieme ad anelli antichi con sigillo, smaltati e cesellati a mano. Accanto a questi, diverse collane di perle naturali e bracciali in oro con perle scaramazze – o barocche – molto apprezzate già nel Rinascimento e ancora oggi ricercate nella gioielleria contemporanea per l’irregolarità delle forme e la loro naturale eleganza. Topazi, smeraldi, zaffiri, rubini e diamantini compaiono in numerosi pezzi, in piccole incastonature che ne esaltano i dettagli. Altri monili, invece, sono lavorati interamente in oro, con una finezza artigianale che racconta l’abilità di chi li ha realizzati.
In mostra anche le due corone d’argento ottocentesche della statua processionale della Madonna del Pilerio: una, realizzata tra il 1826 e il 1831, per la Vergine; l’altra, del 1856, per il Bambino. Documentate negli inventari storici della Cappellanìa, sono tuttora utilizzate soltanto in occasione della festa e della processione del 12 febbraio. Restaurate nel 2011 dal maestro orafo Giovambattista Spadafora, vengono presentate per la prima volta all’interno di un’esposizione pubblica.
«Ci siamo trovati davanti a un patrimonio di rara bellezza – racconta Sergio Mazzuca –. Monili realizzati a mano con straordinaria maestria, ognuno con una sua unicità e un significato profondo. A questi si affiancano le corone della nostra Patrona, che abbiamo voluto inserire nel percorso espositivo per il loro valore simbolico e storico. Restituire luce a ogni oggetto, senza alterarne l’identità, è stato un lavoro di precisione e rispetto. Un’opera che ci ha coinvolti profondamente, per il valore artistico e per quello umano che questi manufatti custodiscono.»
Ancora, un’altra teca speciale trova posto tra le altre: quella dedicata agli ori ed ex voto di Santa Lucia, con la quale la città di Cosenza ha un vincolo d’affetto antichissimo e profondo. I monili esposti includono gioielli di varia provenienza e lavorazione, eseguiti con tecniche artigianali tipiche della gioielleria popolare meridionale tra Ottocento e Novecento. Bracciali, orecchini, anelli e pendenti si affiancano a ex voto oculari in oro a sbalzo, realizzati in lamina dorata con contorni essenziali e superfici bombate. Oggetti semplici ma molto accurati, che restituiscono il senso di una devozione viva da sempre.
Gli studenti dell’indirizzo di oreficeria dell’Istituto Marconi-Guarasci di Cosenza hanno partecipato alla catalogazione dei singoli pezzi, affiancati dai loro docenti e dai maestri orafi di Scintille, per chiarire il contesto di provenienza e il significato originario di ogni oggetto.
La mostra resterà aperta fino al 28 giugno 2025 (salvo proroghe), dal lunedì al sabato, la mattina dalle 8.30 alle 12.30.