Canti, abiti eleganti e colorati, e danze particolari che ripercorrono le gesta di Giorgio Castriota Skanderbeg, eroe che combatté l’avanzata del popolo turco in Albania. È questo il significato delle Vallja, che ogni anno ritornano in alcuni paesi arbëreshë in Calabria, il martedì dopo Pasqua, quando si festeggia il condottiero che difese la religione cristiana.

La Vallja, la danza che celebra Giorgio Castriota Skanderbeg 

Se vi piacciono i riti particolari, tra quelli da vedere c’è la Vallja, l’antica danza dedicata all’eroe albanese, che ogni anno si svolge il martedì dopo Pasqua, in alcuni dei paesi arbëreshë della Calabria. La manifestazione vuole rievocare la vittoria di Giorgio Castriota Skanderbeg che alla guida del suo esercito sconfisse l’avanzata turca, mettendo in salvo la città di Kruja il 24 aprile del 1467, che all’epoca coincideva con il martedì di Pasqua. Il condottiero oltre a proteggere il suo popolo e portarlo alla vittoria, è considerato anche difensore della cristianità in Europa, poiché la tutelò nonostante la sua carriera da combattente iniziò proprio nelle truppe del sultano turco, alle quali venne aggregato a causa di situazioni belliche che quest’ultimo aveva con suo padre. Fu un ottimo stratega militare e seppe conquistare la fiducia del sultano ottenendo il nome di Iskander Bej, principe Alessandro, con riferimento ad Alessandro il Macedone. Ma nel 1443, in occasione della battaglia di Nis, abbandonò i militari turchi per riformare il suo esercito in Albania e riconquistare tutte le fortezze albanesi delle quali si erano appropriati gli ottomani. Iniziando così una guerra contro di loro che si protrasse per 25 anni.

Foto di Stefania Emmanuele


Tra i paesi in cui l’evento è ancora vivo, c’è Civita, paesino arroccato nel Parco nazionale del Pollino, dove si ritrovano vari gruppi in costume tipico, anche di altre comunità albofone, che durante il pomeriggio eseguono colorate e allegre danze, accompagnati da antichi canti dedicati a colui che ha difeso la propria patria e i propri connazionali durante le persecuzioni da parte dei Turchi nell’area dell’Epiro, tra Albania e Grecia. Come molte altre tradizioni appartenenti ad una minoranza, in alcuni periodi le Vallje erano state proibite, ma non hanno mai veramente smesso di essere occasione per ritrovarsi e tutti insieme fare parte di una comunità che dopo secoli resiste e continua a essere orgogliosa delle proprie origini.

La particolarità della danza Vallja

La Vallja è ballata sempre in gruppo: uomini e donne si tengono per mano o tramite dei fazzoletti, formando un enorme serpente, e si muovono e cantano delle rapsodie, canti epici, d’amore o di buon auspicio. In alcuni paesi, come ad esempio ad Acquaformosa, i fazzoletti erano sostituiti da pezzi di fune. Si entrava in casa degli abitanti, che ospitavano i danzatori e i cantori, i quali se volevano potevano aggiungersi a loro volta alle danze tramite altri pezzi di fune. Tenersi per mano, o tramite altri elementi, ha un significato simbolico: rappresenta il legame con la madrepatria mai dimenticata, un attaccamento che nonostante i secoli mai vacilla per il popolo arbëreshë. 

Foto di Stefania Emmanuele


Spirali colorate di catene umane si alternano
, con i capofila che sono sempre uomini, seguiti dalle donne vestite con gli abiti tradizionali: sete e stoffe pregiate sono ricamate da abili mani con rifiniture in oro, con colori che vanno dal fuxia, al verde, al giallo. Si parte dalle gjitonie, il vicinato, una volta luogo di ritrovo e condivisione in cui si svolgeva la vita sociale. E ci si sposta lungo le vie fino a quando non si arriva alla piazza principale per condividere un momento importante della cultura albanese. Durante le danze grazie ad alcuni movimenti e passi particolari capita che venga “imprigionato” all’interno della spirale di tanto in tanto qualche “forestiero”, simulando così simbolicamente la cattura dei turchi. Il prigioniero rimane al suo interno e viene liberato solo dopo aver offerto qualcosa in cambio.  Alcune danze vengono interpretate solo dagli uomini, e rappresentano le strategie di combattimento usate da Skanderbeg per catturare i nemici, con passi forti e ma allo stesso tempo eleganti. Oltre che a Civita, le Vallje si svolgono in altri paesi come Frascineto, Eianina, San Basile, Firmo, San Benedetto Ullano, Santa Sofia d'Epiro, San Demetrio Corone, Lungro, e vedono la presenza non solo dei paesi ospitanti ma anche quella di altre comunità arbëreshë sparse per tutta la regione, che insieme festeggiano in un momento di valorizzazione identitaria ancora assai forte.

Foto di Stefania Emmanuele