Una masterclass e un evento del Vinitaly dedicati a magliocco canino e zibibbo su iniziativa del Gal Terre vibonesi e dell’Associazione dei viticoltori: «Raccontiamo il territorio attraverso i suoi vitigni più rappresentativi»
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I vini vibonesi alla prova della maturità. Magliocco Canino e Zibibbo, i vitigni che storicamente si legano al territorio centrale della regione nel suo versante tirrenico, sono ormai ad un passo dalla Denominazione di origine controllata e si propongono, di conseguenza, come la bandiera di un’identica enologica connaturata al territorio che, sul piano del turismo e del marketing territoriale, si è ormai da tempo affermato come Costa degli Dei. È questa, infatti, la denominazione che la nuova Doc, il cui iter di approvazione è ormai alle battute finali, acquisirà per scelta dell’Associazione dei viticoltori vibonesi che, nel suo percorso di valorizzazione delle produzioni locali, ha incontrato il fondamentale supporto del Gal terre vibonesi. È stato l’organismo di azione locale a farsi carico delle incombenze economiche richieste dagli aspetti tecnici e burocratici propedeutici alla denominazione europea.
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Creato il contenitore, serve un contenuto all’altezza delle aspettative. Una sfida che i produttori e tutti gli attori coinvolti nel processo, hanno accettato da tempo con grande fiducia e convinzione. Nella certezza di possedere, tra filari e cantine, un potenziale enorme dal punto di vista della qualità. I calici proposti dalle nove aziende aderenti all’associazione si sono molto affinati nel corso degli ultimi anni, conquistando riconoscimenti e premi anche al di fuori dei confini nazionali. Riuscendo, quindi, nel primo decisivo obiettivo di uscire dalla nicchia e costruire un’identità ben definita. Resta però ancora in piedi una sfida ancora più ostica: quella dei volumi di produzione che, ancora, fa della provincia vibonese un’area marginale, anche rispetto ad altri distretti della regione, ed evidentemente sottodimensionata per affrontare i desiderata del mercato. Specie quando la Doc imprimerà, come inevitabilmente accadrà, un’impennata alla domanda.
Intanto, e in attesa di una crescita produttiva, com’è giusto che sia, la futura Doc vibonese continua a farsi strada con azioni promozionali mirate ad accrescere la propria allure tra addetti ai lavori, buyer, specialisti di settore. È lo spirito con cui ci si approccia ai due importanti appuntamenti che si svolgeranno tra marzo e aprile a Verona, casa del salone per eccellenza del mondo enologico italiano. L’iniziativa, anche questa volta, è del Gal Terre vibonesi presieduto da Vitaliano Papillo e trova, ovviamente, il pieno sostegno dei produttori. A darne notizia è l’agenzia specialistica Avi communication di Vincenzo Alvaro, per conto del Gal. Così si apprende che il 4 marzo si terrà una prima masterclass su prenotazione rivolta agli operatori del mondo della ristorazione e della stampa enogastronomica. Un appuntamento, che si svolgerà al Romeo ristorante, curato dal presidente di Fondazione Italiana Sommelier Veneto, Raul D'Alessandro, con la partecipazione di Gennaro Convertini, presidente della Enoteca Regionale Calabria. Ad introdurre l'evento ci saranno proprio il presidente Gal Vitaliano Papillo e il presidente dell’associazione dei viticoltori Domenicantonio Silipo.
Quella che viene definita la «missione veronese» avrà poi un seguito il 7 aprile, in concomitanza con l'edizione 2025 del Vinitaly. Questa volta il focus sarà sulla realtà enologica del vibonese con il lavoro di valorizzazione e tutela del Magliocco canino e dello Zibibbo e le tecniche produttive, e sarà affidato al presidente Silipo.
I vitigni autoctoni Magliocco Canino e Zibibbo diventano, quindi, «ambasciatori di un'areale produttivo dalla grande vocazione ampelografica che ha voglia di raccontarsi al panorama enologico nazionale e internazionale». L’obiettivo della Doc, poi, «si inserisce nel percorso di esaltazione delle potenzialità del territorio di riferimento del gruppo d'azione locale che ha voluto concepire, proprio per rafforzare la politica di accompagnamento ad aziende e servizi locali, il Marchio territoriale per identificare meglio la qualità e l'impegno di chi ha scelto di vivere e produrre nei comuni del Vibonese». È Papillo a rimarcarlo, aggiungendo che, «questi vini, che nascono da un territorio ricco di storia, tradizione e paesaggi unici, contribuiscono a valorizzare l’identità culturale e turistica della Calabria, rafforzando il legame tra il prodotto locale e il territorio. La produzione di qualità stimola l’occupazione, promuove il turismo enogastronomico e sostiene la crescita di un settore vitivinicolo in continua evoluzione».