Presa d'assalto d'estate, la cittadina del Vibonese è la meta ideale per passare una piacevole giornata pure quando le temperature sono ancora giù. Ecco il percorso che abbiamo pensato per voi
Sette cose da fare a Pizzo anche d’inverno, tra cultura e bellezze naturali
Sette cose da fare a Pizzo anche d’inverno, tra cultura e bellezze naturali
Sette cose da fare a Pizzo anche d’inverno, tra cultura e bellezze naturali
Sette cose da fare a Pizzo anche d’inverno, tra cultura e bellezze naturali
Sette cose da fare a Pizzo anche d’inverno, tra cultura e bellezze naturali
Sette cose da fare a Pizzo anche d’inverno, tra cultura e bellezze naturali
Sette cose da fare a Pizzo anche d’inverno, tra cultura e bellezze naturali
Prima tappa della giornata, poco fuori dal centro storico di Pizzo è la chiesetta di Piedigrotta, un posto unico al mondo dove la leggenda si fonde con la storia locale. Nel 1600, un'imbarcazione su cui si trovavano a bordo marinai provenienti da Napoli, si trovò al centro di una tempesta. L'equipaggio si radunò per pregare facendo una promessa alla Madonna di Piedigrotta, Vergine venerata nel napoletano della quale il capitano possedeva un quadro che era stato portato a bordo: se fossero sopravvissuti avrebbero costruito una cappella a lei dedicata. La nave colò a picco, ma i marinai si salvarono, portando fino a riva il quadro. Realizzarono così una piccola cappella scavata nella roccia, a due passi dal mare, dove posizionarono il quadro. Oltre 200 anni più tardi, un artista locale, Angelo Barone, prese a cuore il luogo e decise di occuparsene personalmente: scavò la grotta per renderla più ampia, e abbellì tutto con statue rappresentanti la vita di Gesù e dei Santi. Dopo la sua morte, nel 1917, fu il figlio Alfonso ad occuparsi della chiesetta sul mare, scolpendo altri gruppi di statue, capitelli con angeli, bassorilievi con scene sacre, affreschi sulla volta della navata centrale e su quella dell’altare maggiore.
Alla fine degli anni '60, un discendente della famiglia Barone, scultore, tornò a Pizzo dal Canada, e vedendo la chiesa in stato di abbandono decise di riportarla a nuova vita, dandogli l'aspetto attuale. La chiesetta è visitabile da novembre a febbraio il sabato e la domenica, mentre da marzo in poi tutti i giorni.
(Orari e costi: https://www.chiesadipiedigrotta.it/orari-tariffe/
È possibile fare il biglietto che vi permette di visitare sia la chiesa che il castello nella stessa giornata, a prezzo scontato).
Non si può andare a Pizzo e non camminare tra le mura del Castello Aragonese, costruito nel XV secolo da Ferdinando I d'Aragona per contrastare le incursioni dei saraceni, emblema della cittadina, dove potrete ripercorrere gli ultimi giorni di vita di Gioacchino Murat, Re del Regno di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte, sbarcato sulla costa di Pizzo l'8 ottobre del 1815. Nelle celle sono rappresentate scene della prigionia di Murat e dei suoi uomini, arrivati fino a Pizzo pensando di trovare appoggio per ricostruire il Regno di Napoli, trovando invece la morte. Salendo per le scale, al primo piano, si trova la stanza in cui Murat fu processato, e proseguendo tra i corridoi in cui si trovano armi, testi che raccontano la sua storia, e numerosi ritratti dello stesso Re, vi è la cella in cui trascorse gli ultimi momenti della sua vita: seduto ad un tavolo scrive l'ultima lettera per sua moglie Carolina e i suoi figli, di cui è esposta ancora la copia originale. Al suo fianco il Canonico Masdea lo confessa prima che venga eseguita la condanna a morte. Se volete rivivere i momenti salienti, dalla cattura sulla riva, all'arresto, alla fucilazione all'interno del Castello, ogni anno ad ottobre prende vita la rievocazione storica delle ultime ore di vita di Murat. «Mirate al cuore e non al viso» furono le sue ultime parole prima di dare lui stesso l'ordine ai soldati di aprire il fuoco.
Dopo le prime due tappe della giornata, preferibile da fare di mattina, il consiglio è quello di fermarvi a pranzare in uno dei locali che si affacciano proprio sulla piazza, oppure sceglierne uno tra i vicoli, se volete farvi una passeggiata prima.
Se vi volete viziare potete anche fermarvi direttamente in piazza per un aperitivo, scegliendo tra i numerosi bar che rimangono aperti fino all'ora di pranzo. Consigliato lo Spritz, veramente ottimo. Per quanto riguarda il pranzo, accertatevi prima guardando su google quale sarà aperto, perché nel periodo invernale non tutti mantengono la cucina aperta anche di giorno, ma ce ne sono in ogni caso alcuni che fanno servizio anche nel mezzo della settimana. Menu locale, con piatti caserecci, dagli antipasti, ai primi, ai secondi. Da provare la stroncatura, una pasta integrale tipica, da scegliere con le varie salse proposte dalla casa.
Il centro storico di Pizzo rappresenta una delle tipicità da non perdere se si arriva nel paese della costa degli Dei. Ricco di negozietti dove comprare souvenir, ma anche abbigliamento e accessori, e ristorantini in cui provare l'enogastronomia tipica del posto. Passeggiando incontrerete anche vicoli colorati o adornati con piante e fiori, che rendono le viuzze ancora più particolari. Troverete percorrendo le varie strade anche chiese da visitare: quella Matrice di San Giorgio, nel centro del paese, di epoca barocca risalente al 1632, dal portale in marmo e una statua che raffigura Cristo, al cui interno è conservata la tomba di Gioacchino Murat; la chiesa del Purgatorio, detta anche chiesa dei Morti, costruita nel 1651, che ospita una cripta con una fossa di tumulazione, che presenta delle nicchie contenenti degli scheletri; il Santuario di San Francesco di Paola, ricostruito nel secolo scorso dopo un disastroso terremoto; e la centrale chiesa della Madonna Immacolata, al cui interno è situata la statua dell’Immacolata in legno, posta sull’altare, con numerosi dipinti e affreschi, tra cui quello di Salomè con la testa del Battista in mano e Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden.
Una vera caccia al tesoro è quella che vi trascinerà alla scoperta dei vari murales presenti tra i vicoli di Pizzo, che rientrano nel progetto Sentiero Porte d'Artista, sotto la guida dello street artist Massimo Sirelli. Quello a Pizzo è l'ultimo sentiero in ordine di tempo realizzato, che ha iniziato a prendere vita nel mese di gennaio. Per trovarli tutti dovrete stare attenti, ma questo vi permetterà di osservare meglio tutto quello che vi circonda senza che vi perdiate nulla. Salendo lungo la scalinata che dal grande parcheggio in basso al paese vi porta dritti in piazza, troverete il primo, gli altri sono invece sparsi tra Via Roma, Via Paladini e Via F. Posca, realizzati da Mario Verta “Dotctor M”, Enrico Carnevale “Sano”, Antonio Burgello, e Silvana De Santis. Un altro, quello di Gioacchino Murat in versione pop, si trova invece sulla parete esterna di una casa a due passi dalla piazza centrale.
Dopo aver girato per i vicoli e visitato chiese e il centro storico, ripercorrendo all'indietro la scalinata che vi avrà portato in piazza della Repubblica, e continuando a scendere verso il mare, arriverete alla marina di Pizzo che offre varie spiagge. Già dall'alto la vista sul mare, la quale attenzione si sofferma sulle case che dispongono quasi tutte di un terrazzo con vista, è veramente bella: l'acqua è di un colore azzurro-verde bellissimo che fa venire voglia di tuffarsi. D'estate le piccole spiagge a ridosso, quella della Marina, di Piedigrotta, e di Colamaio, proprio sotto il centro, si riempiono di gente. D'inverno invece sarà piacevole passeggiare senza fretta sul lungomare, arrivando fino alla punta del molo, da dove vi sembrerà di essere proprio in acqua. Attenti alle mareggiate: se il mare è agitato, forse meglio non avvicinarsi troppo, ma guardare e fotografare l'evento da un punto più lontano.
Vista anche la marina, si ritorna su, in piazza Repubblica, dove l'ultima cosa da fare prima di andare via, ma non per importanza, è quella di assaggiare il noto tartufo di Pizzo, il primo gelato a ottenere la denominazione IGP. Come per molti altri prodotti che hanno successivamente fatto la storia, pare che anche il tartufo di Pizzo sia nato per caso. Un giovane gelatiere del posto, tale Giuseppe De Maria conosciuto come Don Pippo, in occasione di un matrimonio - era il 1952 - si vide terminare le coppe in cui avrebbe dovuto servire agli invitati il gelato, e pensò di improvvisarne una con il palmo della mano, creando una sfera di gelato al cioccolato e nocciola, farcito da un cuore di cioccolato fuso, che incartò in un foglio di carta per alimenti mettendolo a congelare, dando così vita al famoso tartufo di Pizzo dal cuore di cioccolato. Scegliete pure la gelateria che volete, in tutte troverete vari gusti, dai più classici nocciola e cioccolato nero o bianco, ai più particolari al pistacchio o caffè. Ovviamente l'orario più consigliato è prima del tramonto, in modo che possiate gustarlo con calma per poi andare verso la balconata della piazza, detta in dialetto del luogo 'U spunduni, da dove vedere il mare con le isole Eolie e l'Etna nelle giornate più limpide. Al di sotto dell'affaccio è situato Il collezionista di venti, l'opera dell'artista Edoardo Tresoldi raffigurante un uomo seduto che guarda verso l'orizzonte, sognante, realizzata in rete metallica, che rende il personaggio trasparente e diventa un tuttuno con lo spazio che lo circonda senza sovrastarlo. L'opera rappresenta la volubilità dell’uomo e della vita, che cambiano proprio come cambia la prospettiva dell'opera stessa, in base all'orario o al punto dal quale la si osserva.
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