Siamo nell'istmo più stretto d'Italia, oggi territorio di Tiriolo. Lì dove nel corso degli anni sono state ritrovate diverse monete e frammenti di manufatti in ceramica, sorgeva un borgo medievale con tanto di castello costruito su ordine di Roberto il Guiscardo
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Ciò che resta è un ammasso di pietre. Sassi capaci di imprigionare silenziosamente secoli di storia e su cui, oggi, grava la responsabilità della testimonianza. Stanno fermi lì, i ruderi, per mostrare materialmente che il passato non è del tutto andato via, che al di là di ogni impresa contemporanea ciò che è stato può essere più glorioso del presente, che le cose cambiano così come cambia il volto del mondo.
Nel territorio di Tiriolo, al confine con il comune di Settingiano, insistono poche ma importanti tracce di un antico castello normanno. Resti che raccontano di un borgo medievale, Rocca Falluca, che ha rappresentato in tempi remoti un'importante realtà nell'area centrale della Calabria.
Fondato intorno all'XI secolo dalla famiglia normanna dei Falluc, il centro si presentava come una realtà fortificata, adagiata in cima ad una collina incastonata nell'istmo più stretto d'Italia, dove il mar Ionio e il mar Tirreno accorciano tra loro le distanze.
Nel corso degli anni, nell'area in questione, sono stati ritrovati diversi reperti, come monete e frammenti di manufatti in ceramica.
Il castello che governava la collina sarebbe stato costruito su ordine di Roberto il Guiscardo nel 1071. Successivamente, ed esattamente nel 1088, Miera di Falluca, figlio di Ugo, abdicò in favore di suo figlio Adamo non essendo riuscito a proteggere il feudo di famiglia che, nello stesso anno, venne diviso tra il conte Ruggero e Rodolfo di Loritello.
Bisogna aspettare pochi anni prima del passaggio del castello di Rocca Falluca dal conte Ruggero al vescovo di Squillace. All'epoca di Federico II, il borgo passò invece ai Ruffo, poi ai Caraffa e nel '600 a Carlo Cigala, principe di Tiriolo.
Tra gli aspetti più importanti da segnalare, va ricordato che fu Rocca Falluca a dare i natali all’umanista e linguista Agazio Giudacerio (1477-1542). E poi è opportuno ricordare che il borgo medievale sorgeva a poca distanza dal monastero di San Giuliano di Rocca Falluca, edificato attorno al X secolo e divenuto successivamente abbazia benedettina e infine abbazia cisterciense.
Lentamente ma inesorabilmente Rocca Falluca si spopolò fino a precipitare nel totale abbandono. Molti abitanti infatti si trasferirono e lasciarono il borgo per proseguire altrove la propria esistenza. Fu così che il vuoto, il silenzio e la memoria divennero gli ultimi e irriducibili residenti di un posto un tempo florido e vivace. A raccontarlo, oggi, rimane la nuda esposizione di qualche spicciolo di eterno sotto forma di pietra.