VIDEO | Dal Museo dei santi italo-greci alla suggestiva abazia di Santa Maria de' Tridetti. Ecco i tesori custoditi nel centro più piccolo della regione
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Un luogo sospeso, che domina dall’altro. Tra i più suggestivi viaggi della carovana “La terra del sole”, il format LaC Tv condotto da Giuseppe Gervasi, spicca la puntata dedicata a Staiti (clicca qui per rivederla). Si tratta di un borgo sito nella provincia di Reggio Calabria. È il più piccolo centro della regione e conta meno di 200 abitanti. Un piccolo diamante bizantino incastonato in un gioiello grecanico che spicca sulla Vallata degli armeni.
Tra le particolarità, illustrate grazie anche a Giuseppe Licciardo, medico veterinario, 18 bassorilievi in terracotta che illustrano le maggiori chiese bizantine della Calabria. Opere che riprendono i luoghi di culto durante momenti significativi come il giorno di Pasqua, Pentecoste, o altre festività liturgiche confezionate dai maestri Francesco e Fortunato Violi. Passeggiando nelle viuzze, vengono esaltate le creazioni di Teresa Gandini. Finestre e porte di abitazioni abbandonate e chiuse da anni diventano la base di piccole opere d’arte. Da piazza della Vittoria e dalla Chiesa di Santa Maria della Vittoria, l’itinerario prosegue alla scoperta del Museo dei santi italo-greci. Si tratta di un luogo davvero particolare dove vengono custodite figure di santi comuni alla cultura greca e ortodossa.
L’abbazia di Santa Maria de’ Tridetti
Tra i luoghi più suggestivi, l’abbazia di Santa Maria de' Tridetti. La sua “riscoperta”, come fatto emergere nel corso della puntata grazie al contributo di Carmine Verduci, operatore turistico esperienziale, è dovuta al noto storico e archeologo Paolo Orsi a inizio Novecento. La trovò tra i rovi, completamente abbandonata e la elevò a monumento bizantino dell’XI secolo. Si tratta di un tempio assai particolare che unisce vari stili: arabo, bizantino e normanno.
Sulla data della sua fondazione le ipotesi sono varie. Una leggenda narra che un tempo sulla stessa area sorgeva un piccolo tempio edificato dai ‘’Lo Cresi Zefhiri’’ nel V-VI secolo a.C., edificato in onore del dio Nettuno. Un segno di ringraziamento per averli salvati da una tempesta. Secondo il racconto la sua statua era stata coperta da un prezioso mantello gemmato, poi trafugato da Annibale in occasione della sua permanenza sulla costa Jonica calabrese. Lo scopo era punire i Lo Cresi, alleati di Roma. A testimonianza di ciò, nell’attuale chiesa venne ritrovata anche una moneta raffigurante il dio del mare. Secoli dopo, i basiliani presero possesso della struttura tra il VII e VIII, trasformandola in una Chiesa greca in onore della Madonna del Tridente (allusione alla divinità del mare), poi divenuto Tridetti. Secondo una diversa interpretazione etimologica, invece, la parola potrebbe derivare dal greco tridactilon (tre dita) per indicare il Bambino benedicente in braccio alla Vergine.