Giovanni Laganà ha documentato con immagini suggestive uno dei fondali calabresi più ricchi e affascinanti: «Luogo meraviglioso che va raccontato anche con l’anima»
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«Un luogo magnifico che va raccontato anche con il cuore, non solo con la luce che filtra attraverso l’obiettivo». A cinque miglia a nord dal porto di Tropea, c’è un tesoro naturalistico che attira appassionati di immersioni e di fotografia: è la Secca di Sant’Irene, nel Parco marino regionale. Qui, Giovanni Laganà, sub esperto che sta anche contribuendo alla formazione della squadra nazionale di videofotografia subacquea che parteciperà ai mondiali in Portogallo, ha documentato con una serie di suggestive immagini questo scrigno di biodiversità al largo della Costa degli Dei.
I suoi scatti hanno arricchito la già suntuosa offerta culturale del recente evento targato Unesco che si è tenuto a Tropea nell’ex monastero di Santa Chiara, dal titolo “Tropea: I ventiquattro casali tra mare e terra”.
«Mi sono immerso per 60 minuti nel corso dei quali, con l’ausilio della mia fotocamera, sono riuscito a catturare gli scatti che hanno chiuso l’evento promosso dal Club per l’Unesco di Tropea, senza fare ricorso, come non sono abituato a fare, all’ausilio del web». Un modo per sottolineare che la Costa degli Dei è uno scrigno che, se hai l’opportunità di aprire, contiene meraviglie che aspettano solo di essere ammirate e magari, come in questo caso, catturate dall’obiettivo di una macchina fotografica subacquea.
Abilitato dal 2018 alle immersioni profonde (80 mt), fulcro della sua passione è il Mediterraneo, in particolare quello che bagna Calabria e Sicilia. «La tutela del patrimonio naturalistico, soprattutto quello marino, è uno degli obiettivi della mia vita – racconta Laganà -. Cerco di perseguirlo attraverso la fotografia subacquea, che pian piano ha acquisito spazio dentro l’anima dando enfasi ad una vena artistica funzionale per comunicare in modo diverso con il resto del mondo. Ho Iniziato così anche a scrivere, per divulgare, attraverso immagini e testi, quell’universo sottomarino che, molto spesso, è sconosciuto ai più».
Le sue foto hanno chiuso il seminario di Tropea. «Nell’ambito dell’evento Unesco a Tropea - spiega - attraverso un viaggio virtuale composto da immagini e suoni, ho cercato di congiungere i fondali siciliani con quelli calabresi da Marettimo a Capo Cozzo». Il risultato sono scatti iconici che ribadiscono, ancora una volta, la straordinaria bellezza della Calabria.