Mi abbandono nel letto caldo e mi addormento.

Una vallata, un cartello in legno attira la mia attenzione: È vietato calpestare i sogni… mentre forse sto sognando.

Mi avvicino a piedi lentamente, per capire il luogo, che accoglie il mio passo.

Intravedo dei ruderi, un albero verde sale verso il cielo azzurro e bianco di nuvole smarrite.

Non comprendo, ma una voce lontana mi parla di una località: Castagna nel comune di Carlopoli in provincia di Catanzaro a pochi chilometri da Soveria Mannelli.

Mi avvicino e la voce continua a sussurrare: ti trovi nella valle del fiume Corace nel cuore pulsante del Reventino e innanzi a te i resti dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo urlano il loro passato colmo di religiosità.

Ruderi che sfidano il tempo e la poca memoria, finestre di pietre aperte sul mondo fanno entrare la natura in una nicchia di pietra dove una madonnina bianca continua a pregare.

Ora et labora… era la regola in questo luogo.

Mi fermo ad ammirare il passato e vedo il lavoro di monaci benedettini: nei campi, ad allevare pecore e ricavarne la preziosa lana, che darà vita a lanifici di un tempo ancora produttivi.

Sento la terra tremare e il lento suo declino avanza impietoso.

Appare un monaco errante, lo riconosco è Gioacchino da Fiore, vorrei avvicinarmi, ma lui mi guarda e mi esorta a non forzare il sogno.

In questo luogo il grande mistico menzionato da Dante nella Divina Commedia divenne abate e poi decise di trasferirsi a San Giovanni in Fiore, dove fondò l’ordine florense.

In queste mura scrisse le sue opere più importanti prima di partire per la Sila.

Rivedo passeggiare Bernardino Telesio da Cosenza, che attratto dalla bellezza dei luoghi e dai testi della biblioteca dell’abbazia scoprì l’anima e la sua natura, divenendo grande filosofo.

Anche lui mi guarda e accenna un sorriso di cortesia.

Mi avvicino sino ad entrare nell’abbazia vuota, un tempo piena di bellezza.

Passeggio nel chiostro e mi soffermo innanzi al pozzo, poi le celle dei monaci, l’aula di lettura delle sacre scritture, la farmacia, il refettorio e la foresteria.

Per un attimo il sogno mi regala la meraviglia di un organo e la Madonna col Bambino, i marmi policromi e l’altare, dei candelabri, un’acquasantiera e la statua lignea di San Michele.

Lascio il mistico luogo, ma prima saluto una donna vestita di bianco, con le mani incrociate e lo sguardo dritto ad accogliere il viandante per caso e chi vuole smarrirsi e ritrovare il sogno di un tempo perduto.

Apro gli occhi e mi trovo in mezzo alla valle, solo con ciò che rimane dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo.

Rapito dal fascino silenzioso decido di andare dopo un ultimo e fugace sguardo a quella cornice di legno sospesa nei boschi.

È vietato calpestare i Sogni, una regola troppe volte violata, ma questo luogo lo ricorda.

Ed io aggiungo: È vietato svegliare chi riesce ancora a sognare.