Le sconvolgenti ammissioni di Alessia Pifferi, madre della bimba di un anno e mezzo abbandonata per 6 giorni in casa. Le testimonianze dei vicini. Il pm: «Donna pericolosa, resti in carcere»
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La piccola Diana, appena un anno e mezzo, secondo i primi accertamenti in attesa dell'autopsia, è morta “per stenti e mancanza del necessario accudimento”, da sola, nell'appartamento di Via Mecenate, a Milano.
La madre, Alessia Pifferi, 37 anni, si trova ora in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato per aver lasciato per più di 6 giorni a casa la figlia di 18 mesi. Per portare avanti le sue relazioni e divertirsi non ha avuto scrupoli nel lasciare la piccola nell'abitazione, ben sapendo che poteva morire di stenti. Cosa che poi è tragicamente avvenuta. È per questo motivo che il pm di Milano Francesco De Tommasi ha contestato, assieme a quella della premeditazione, anche l'aggravante dei futili motivi. Tra le esigenze cautelari contestate c'è il pericolo di reiterazione del reato, perché la donna è ritenuta una persona pericolosa.
Negata la perizia psichiatrica
Gli inquirenti, al momento, ritengono che non ci sia alcuna esigenza di richiedere una perizia psichiatrica o di effettuare una consulenza sullo stato mentale della donna, che è apparsa lucida e presente a se stessa nell'interrogatorio davanti a pm e investigatori. Nel frattempo, la Procura ha disposto l'autopsia sul corpo della bimba, che si terrà nei prossimi giorni e che potrà chiarire le cause esatte della morte, anche perché il sospetto è che la madre abbia fatto anche assumere a Diana delle benzodiazepine.
Non era la prima volta che lasciava sola la piccola
Gli inquirenti, tra l'altro, contesteranno nei prossimi giorni a Pifferi anche l'accusa di abbandono di minore per gli episodi precedenti nei quali avrebbe lasciato la figlia sola nell'abitazione: si tratta, a quanto si è saputo, di almeno due o tre fine settimana, dallo scorso giugno in poi, quando lei aveva riallacciato la relazione col suo compagno di Leffe (Bergamo), dove era andata anche la sera del 14 luglio.
Non si sa chi sia il padre della bimba
Tra l'altro, è emerso che anche tra marzo e aprile scorso la donna avrebbe lasciato la piccola in casa da sola almeno per una sera per una frequentazione occasionale con un altro uomo. Nell'interrogatorio ha sostenuto di non ricordare il nome della persona che aveva visto quella sera. La piccola, a quanto risulta dai verbali, dalle testimonianze e dagli accertamenti effettuati finora dalla Squadra mobile, era nata a fine gennaio scorso nella casa del compagno (un elettricista ma non il padre di Diana) in provincia di Bergamo. La madre ha riferito di non sapere chi sia il papà della bimba. Inoltre, è stato sequestrato il telefono della 37enne e gli investigatori, attraverso le analisi di alcune chat importanti, stanno ricostruendo la vita di Pifferi negli ultimi mesi.
La descrizione dei vicini
Una persona schiva, che non dava confidenza: i vicini di Alessia Pifferi descrivono in questo modo la trentasettenne. Al cancello verde della palazzina dove la piccola è deceduta ieri una vicina ha legato con dei nastri bianchi palloncini dello stesso colore con su scritti alcuni messaggi d'addio 'Ciao Diana', 'Piccolo angelo'.
In via Parea, strada del quartiere popolare di Ponte Lambro, alla periferia est di Milano, pochi hanno voglia di parlare.
Nella stessa palazzina, spiegano i vicini, abita l'ex marito di Alessia, da cui era separata da tre anni, che si adopera con qualche “lavoretto” nel vicinato. «Non era una mamma buona, non giocava mai con lei, non la portava a passeggio. La teneva sempre nel passeggino»: dichiara all’Ansa una vicina di casa. «Era una persona un po' schiva non dava molta confidenza», racconta un uomo che abita a poca distanza nella stessa via. Anche i social raccontano poco di Alessia. Nessun post su Instagram, aggiornamento delle immagini su Facebook al 2019 con qualche commento sulle relazioni difficili e sul bisogno di amore.
I vicini confermano di non aver sentito piangere la bimba, circostanza che avvalorerebbe l’ipotesi che sia stata sedata dalla madre prima di essere lasciata sola.
La donna, nei primi interrogatori, ha raccontato di aver lasciato Diana sola per la prima volta quattro settimane fa, per andare con un'amica dal compagno. Poi però le uscite si sono fatte frequenti e sempre più lunghe, come riporta il Corriere della Sera: «La cambiavo e le lasciavo due biberon e quattro bottigliette d'acqua». Mercoledì mattina gli investigatori hanno trovato un solo biberon nella culla. «S'è mai resa conto delle conseguenze che potevano avere su una bambina di 18 mesi l'assenza di cibo, le alte temperature e un digiuno prolungato?», le ha chiesto il magistrato. «Sì, a parte la disidratazione, la morte».
Un nuovo interrogatorio ci sarà nel pomeriggio da parte del gip di Milano Fabrizio Filice, nel carcere di San Vittore, dove la donna è rinchiusa.