Linea ferroviaria Torino-Lione, “No Tav” in protesta: «Fermeremo i lavori»

Il movimento è determinato a voler bloccare l'iter di progettazione dell'alta velocità e annuncia disordini: «Sabato in migliaia a cantiere Chiomonte, la lotta prosegue»

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di Redazione
24 luglio 2019
19:16

Il movimento No Tav, che si batte da tempo per bloccare i lavori della linea ferroviaria che va da Torino a Lione, è determinato nel volersi opporre alla decisione del premier Giuseppe Conte che martedì ha dato il via libera ai lavori di progettazione dell’opera.

«Porteremo migliaia di No Tav fino a Chiomonte», scrivono i No Tav annunciando disordini sul cantiere. E poi le accuse al premier e al M5s: «Avete gettato la maschera e messo fine alla manfrina del governo del cambiamento: solo scuse per tenere in piedi l'esecutivo».


Sabato in migliaia a Chiomonte

«La nostra lotta prosegue - dicono i No Tav -. Lo faremo come abbiamo sempre fatto mettendoci di traverso quando serve e portando le nostre ragioni in ogni luogo di questo Paese che siamo convinti stia con noi». Il comunicato emesso dal Movimento No Tav promette di portare a Chiomonte «migliaia di notav nella nostra Valle» - «tutti insieme a vedere il cantiere sabato pomeriggio! Fermarlo è possibile, fermalo tocca a noi», aggiungono.

«Dopo la diretta del Presidente Conte c'è finalmente chiarezza e come abbiamo sempre sostenuto: amici dalle parti del governo non ne abbiamo mai avuti. La manfrina di tutti questi mesi giunge alla parola fine e il cambiamento tanto promesso dal governo, getta anche l'ultima maschera, allineandosi a tutti i precedenti», scrivono ancora i No Tav.

Secondo il Movimento della Val Susa «è dal 2001 che risentiamo le solite parole da parte dei vari presidenti del Consiglio, e quelle oggi di Conte, anche se condite dalla ‘responsabilità’ del ‘padre di famiglia’, non sono altro che la solita dichiarazione di chi cambia tutto per non cambiare niente, tenendo in piedi un dibattito in questi mesi, che è sempre stato ambiguo negli atti concreti, e questo è il risultato».

«Tav è il bancomat della politica»

Per i No Tav questo progetto è da considerarsi «il bancomat della politica» - «una scusa per mantenere in piedi il governo e le poltrone degli eletti, sacrificando ancora una volta sull'altare degli interessi politici di pochi, il futuro di molti».

«Conte fino a poco tempo fa si era detto convinto che quest'opera non serviva all'Italia perché troppo costosa per i benefici - spiegano -. Aveva letto bene l'analisi consegnatagli dalla commissione nominata, ed ora ha cambiato idea, fulminato sulla via Damasco da promesse di finanziamenti europei o da equilibri politici da mantenere? Abbiamo sempre definito il sistema TAV il bancomat della politica ed è solo di oggi la richiesta di arresto per il direttore della CMC che è il general contractor della Torino Lione. Un piccolo esempio di cosa abbia scelto il presidente Conte, altro che interessi degli italiani!», aggiunge il movimento.

«Noi faremo quello che abbiamo sempre fatto - concludono i No Tav - convinti di essere dalla parte del giusto, e dalla parte di quella maggioranza del Paese che dalla Torino Lione non trarrà nessun vantaggio, ma un danno economico e ambientale, che pagheremo tutti. Conte e il governo che presiede saranno gli ennesimi responsabili di questo scempio economico, politico ed ambientale».

Conte: «Il governo proseguirà nell'iter»

Il premier Conte sembra essere intenzionato a non indietreggiare dichiarando che «Il governo proseguirà nell'iter». Le parole dei No Tav non preoccupano il presidente del Consiglio, che nel question time alla Camera conferma la posizione espressa martedì sera. «In attesa di un eventuale pronunciamento del Parlamento il governo non potrà sottrarsi agli adempimenti necessari al proseguimento dell'iter» per la realizzazione dell'Alta velocità, ribadisce il premier. Poi la precisazione: «In ogni occasione di interlocuzione con i partner francesi e le istituzioni europee ho sempre sostenuto con chiarezza la volontà dell'Italia di ridiscutere l'opera, nell'interesse del Paese, non mio personale, e dei cittadini italiani».

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