I due vicepremier sono ai ferri corti a causa delle vicende incrociate che riguardano l’indagine sul sottosegretario ai Trasporti della Lega Armando Siri e le intercettazioni imbarazzanti della sindaca di Roma Virginia Raggi
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Una guerra fredda che sale a temperatura glaciali quella che sta andando in scena in queste ore tra i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini; uno scontro che si inasprisce a causa delle ultime vicende riguardanti Armando Siri e Virginia Raggi e in cui i leader della Lega e del M5S si danno battaglia a colpi di cinguettii e post social.
Il caso Siri e il caso Raggi
A incendiare la miccia sono state le due vicende incrociate dell’indagine su Siri e le intercettazioni imbarazzanti di Virginia Raggi, con i pentastellati che hanno subito chiesto le dimissioni del sottosegretario leghista e, di contro, Salvini che ha chiesto la testa della sindaca di Roma.
Il sottosegretario ai Trasporti della Lega, Armando Siri, è indagato per corruzione per una presunta tangente da 30mila euro. L’indagine, partita da Palermo e approdata a Roma, racconta di una complessa rete di affari che porta da un lato a esponenti delle famiglie mafiose trapanesi legate a Matteo Messina Denaro e dall’altro alla politica siciliana e nazionale. Siri, secondo i pm, si sarebbe attivato per ottenere una serie di modifiche legislative e regolamentari al sistema degli incentivi per il cosiddetto mini-eolico, dietro l’impulso di uno degli imprenditori indagati, Paolo Arata.
Per il caso riguardante la sindaca di Roma, Virginia Raggi, galeotta fu la registrazione di un colloquio del 30 ottobre con l'ex presidente e Ad dell'Ama, Lorenzo Bagnacani. «Devi modificare il bilancio come chiede il socio. Tu lo devi cambiare comunque, anche se ti dicono che la Luna è piatta», avrebbe detto la Raggi all’ex numero uno della municipalizzata. L'audio è allegato all'esposto presentato alla procura di Roma nel quale l'ex manager denuncia pressioni ricevute dal sindaco M5s per modificare il bilancio dell'azienda.
Il botta e risposta tra Di Maio e Salvini
Il vicepremier Di Maio torna oggi sul caso Siri scrivendo su facebook che trova «gravissimo che la Lega con così tanta superficialità ogni volta che gli gira minacci di far cadere il governo. Ma poi per cosa? Per non mettere in panchina un loro sottosegretario indagato per corruzione (che potrà poi rientrare nel governo laddove, mi auguro, si risolvesse positivamente la questione) sono pronti a far saltare tutto e a tornare con Berlusconi? Questo è il valore che danno all'Italia?».
«Sembra ci siano persino contatti in corso con Berlusconi per fare un altro esecutivo. Sono pieni i giornali di queste ricostruzioni e lo trovo gravissimo. Sono davvero sbalordito», incalza il leader M5S. «L'Italia non è mica un gioco, l'Italia siamo noi e milioni di famiglie in difficoltà che vogliono un segnale. L'Italia non è un trofeo e trovo gravissimo che la Lega con così tanta superficialità ogni volta che gli gira minacci di far cadere il governo», sottolinea.
«Abbiamo sempre agito rispettando un punto, un principio: la legalità! Siamo sempre stati coerenti su questo. Lo abbiamo dimostrato anche recentemente a Roma. Siamo nati sulla questione morale e gli indagati per corruzione o per aver preso mazzette e tangenti no, non possiamo accettarli. Siamo entrati per cambiare le cose, non per lasciarle così come sono», continua Di Maio dalla propria pagina social soffermandosi sul caso del sottosegretario Armando Siri. «Mi auguro che la Lega lo abbia capito. Perché quella di ieri su Virginia Raggi è stata una vera e propria sceneggiata mediatica», sottolinea.
Replica Matteo Salvini: «Macché crisi di governo! - afferma in una nota il ministro dell'Interno - La Lega vuole solo governare bene e a lungo nell'interesse degli italiani, la crisi di governo è solo nella testa di Di Maio che farebbe bene a non parlare di porti aperti per gli immigrati e a controllare che il reddito di cittadinanza non finisca a furbetti, delinquenti ed ex terroristi».