Bufera sul comunicato dell'ad Sergio di condanna alle parole dell'artista che sul palco dell'Ariston aveva detto «Stop al genocidio». Nel mirino anche la conduttrice di Domenica In
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Opposizione compatta contro l'ad della Rai Sergio e Mara Venier che ha letto il comunicato a seguito del caso Ghali e del suo «stop al genocidio». Una nota dei componenti Pd in commissione di Vigilanza parla di «libertà di espressione sacrosanta» e da rispettare e sottolinea la «brutta pagina della Rai con l'ad che si è elevato a giudice dei contenuti di una canzone e di ciò che dice un artista sul palco e Mara Venier che si è prestata a fargli da megafono».
Dello stesso tenore le prese di posizione di Avs, Di Pietro e Orlando che definisce l'intervento della Rai «ottusità censoria».
«Quello che è successo ieri in Rai è grave. Prima la velina e poi la censura nello stesso programma, Domenica In su Rai Uno» dice Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Partito Democratico. «La nota dell'amministratore delegato Rai, Roberto Sergio, letta da Mara Venier - prosegue Ruotolo - ha il sapore di una velina inopportuna e sbagliata. Siamo tutti d'accordo nel condannare la strage di Hamas del 7 ottobre e siamo tutti d'accordo per un cessate il fuoco umanitario a Gaza. Non compete all'amministratore delegato della Rai, interpretare le dichiarazioni di un artista e imporre la sua velina. E sempre nello stesso programma di ieri, aver interrotto, come ha fatto Mara Venier, un altro artista che si era esibito a Sanremo, Dargen D'Amico, sugli immigrati perché “siamo qui per parlare di musica e divertici”, ha il sapore della censura, di una Rai sempre più al servizio di palazzo Chigi», conclude.
Il consigliere Rai Di Pietro sottolinea che «n merito a temi così importanti come il conflitto in Medio Oriente ed in risposta al tweet dell'ambasciatore israeliano a Roma sarebbe stato necessario maggior equilibrio e collegialità, soprattutto in seno al Cda, ritengo pertanto che il comunicato letto durante "Domenica In" sia a tratti improvvido e parziale. Nessuno dimentica quanto accaduto il 7/10 in Israele e la brutale uccisione di centinaia di civili da parte di Hamas, atto orribile che deve essere condannato senza alcuna reticenza. Non possiamo però, nel contempo, non prendere in considerazione l'ormai quotidiana strage della popolazione palestinese, compresi donne e bambini inermi». Lo scrive il consigliere Rai, Davide Di Pietro. «Non esistono morti di serie A o serie B - prosegue - ed il palcoscenico di Sanremo in particolare è stato e resterà a disposizione di chiunque voglia far passare messaggi di pace, coesione e rispetto; Rai, servizio pubblico, affonda le sue radici nella costituzione italiana e in particolare nell'articolo 11».
Sulla vicenda interviene anche il presidente del Senato Ignazio La Russa. «Un festival con una punta dolorosa, quella di essere entrato nella vicenda israeliano-palestinese a senso unico. Quello è l'elemento peggiore di tutto il festival. Il festival o non entrava sul tema o, se ci entri, devi entrarci in maniera equilibrata. Non puoi affidare il tema a un cantante che pronuncia una frase a senso unico. I cantanti possono dire quello che vogliono, ma devono essere corretti. O almeno c'è il dovere di chi conduce di equilibrare». Lo ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa a Un giorno da pecora su Rai Radio 1 commentando quanto avvenuto sul palco del Festival di Sanremo.
«Sicuramente Ghali poteva esprimere il suo pensiero, però certe parole inducono poi ad alzare ancora di più la tensione: secondo me dobbiamo fare il contrario, lavorare per la pace significa anche cambiare linguaggio», ha detto Dario Nardella, sindaco di Firenze, anche lui ospite di Un giorno da pecora su Rai Radio1.
Pioggia di critiche sui social per Venier, sostegno a Ghali e D'Amico
Sono migliaia i tweet di utenti a sostegno delle parole di Ghali e Dargen D'Amico, che sono intervenuti in favore della causa palestinese e in difesa degli immigrati. Sono molti i commenti che accusano la Rai di censura nei confronti dei due cantanti e parlano di «pagina vergognosa del servizio pubblico». A far discutere è in particolare il momento in cui Dargen D'Amico interviene per parlare di immigrazione: «Quello che gli immigrati immettono per pagarci la pensione - afferma l'artista - è più di quello che spendiamo per l'accoglienza». Venier lo interrompe, dicendo: «Però qui è una festa, si parla di musica». Poi in sottofondo si sente la conduttrice dire: «Mi mettete in imbarazzo, non vi faccio parlare più, perché non è questo il momento».
Nel mirino è finito anche il comunicato dell'amministratore delegato Rai, Roberto Sergio, accusato di non contenere alcun riferimento alle ragioni dei palestinesi. Sono decine a postare il video della lettura della nota da parte della conduttrice, stigmatizzando, in particolare, il commento conclusivo: «Queste sono le parole del nostro amministratore delegato che ovviamente condividiamo tutti». Tanti i messaggi in sostegno di Ghali, nei quali si posta il video delle sue parole a Domenica In in risposta all'ambasciatore di Israele: «Da quando ho scritto le mie prime canzoni, a 13-14 anni, parlo di quello che sta succedendo - sottolinea l'artista -. Non è dal 7 ottobre, questa cosa va avanti da un po'. Il fatto che lui parli così non va bene. Continua questa politica del terrore, la gente ha sempre più paura di dire “stop alla guerra” e “stop al genocidio”. Le persone sentono che perdono qualcosa se dicono “viva la pace”, non deve succedere questo».