Tra le vittime anche due insegnanti. Il killer 18enne ha sparato alla nonna prima di dirigersi verso il complesso scolastico dove ha aperto il fuoco con due fucili automatici. Torna sotto accusa la lobby delle armi
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L'America sotto shock per la strage alla scuola elementare di Uvalde, in Texas. Diciannove bambini e due adulti, di cui un insegnante, sono stati uccisi a sangue freddo in classe da un ragazzo di 18 anni, Salvador Ramos. Un massacro che allunga la striscia di sangue negli Stati Uniti dove ci sono state più di 200 sparatorie di massa dall'inizio dell'anno.
Massacro in Texas, la dinamica
Il killer ha sparato prima alla nonna e poi ha avuto un incidente di auto vicino alla Robb Elementary School. Sceso dall'auto con fucile e giubbotto antiproiettile, ha cercato di entrare nella scuola superando il blocco di alcuni agenti: una volta nell'edificio ha aperto il fuoco in alcune classi. Il ragazzo è poi stato fermato dalla polizia che lo ha ucciso sul posto.
Di Ramos si sa ancora poco: era uno studente di un liceo dell'area e poco prima della strage ha contatto una sconosciuta su Instagram dicendole che aveva un segreto che voleva condividere: "sto per...". Alla ragazza comunque non ha confessato quale era il gesto folle che aveva in mente e che ha portato a termine qualche ora dopo. Sul suo account Instagram il killer aveva postato un selfie e foto di armi, inclusa una con due fucili uno accanto all'altro. Non è chiaro se si tratta delle armi usate per la strage. Quello che si sa è che il ragazzo per il suo 18mo compleanno ha acquistato due fucili.
La strage è avvenuta a due giorni dalla fine dell'anno scolastico in un'area a prevalenza di ispanici, e ha preceduto di qualche giorno la convention annuale della National Rifle Association, la potente lobby delle armi. L'appuntamento è infatti per venerdì a Houston, nel Texas che piange ora i bimbi uccisi, e vi sono previsti gli interventi di Donald Trump e del governatore dello stato Greg Abbott. Proprio su Abbott in queste ore si stanno concentrando le critiche per aver ammorbidito di recente le leggi sulle armi. È anche rispuntato un suo tweet del 2015 in cui invitata i texani a correre ad acquistare di armi.
Famiglie in attesa
Le autorità non hanno ancora notificato a tutti i genitori la morte dei loro figli nella sparatoria alla scuola elementare del Texas perché sono in corso gli esami del Dna. Lo riporta Cnn citando alcune fonti, secondo le quali alcuni bambini feriti nella sparatoria in Texas non sono ancora stati ricongiunti con le loro famiglie.
Biden sulle armi: «Dobbiamo fare di più»
Evidentemente scosso e con le lacrime agli occhi, Joe Biden si rivolge agli americani e al Congresso e chiede un'azione sulle armi. «Possiamo e dobbiamo fare di più. È il momento di trasformare il dolore in azione» e di affrontare la lobby delle armi, afferma Biden appena rientrato dal suo viaggio in Asia e con a fianco la First Lady Jill Biden vestita tutta di nero.
Parlando dell'ennesimo "massacro" il presidente si definisce «stanco e arrabbiato» e si rivolge direttamente agi americani: «Perché vogliamo vivere con questa carneficina? Perché continuiamo a consentire che questo accada? Per l'amor del cielo dov'è la nostra spina dorsale?». Da qui l'appello a norme di buon senso sulle armi affinché tragedie come questa possano essere evitate. «Non venitemi a dire che non possiamo avere un impatto su queste carneficine», aggiunge. Parole pesanti arrivano anche da Barack Obama, presidente durante la strage di Sandy Hook del 2012. «Io e Michelle siamo a fianco delle famiglie di Uvalde. Ma siamo anche arrabbiati»: sono passati dieci anni da Newtown e «il nostro Paese è paralizzato non dalla paura, ma da una lobby delle armi e da un partito politico che non hanno mostrato alcuna volontà di agire per prevenire queste tragedie. È scaduto il tempo per agire, per qualsiasi tipo di azione», dice senza mezzi termini Obama.