Secondo gli inquirenti a capo del gruppo criminale c'era Marcello Colafigli. Tra loro undici le persone destinatarie della misura della custodia cautelare in carcere, 16 della misura degli arresti domiciliari e una dell'obbligo di firma
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Maxi operazione dei carabinieri contro un gruppo criminale con base logistica nella Capitale. Su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma stanno eseguendo 28 misure cautelari (11 in carcere, 16 ai domiciliari e un obbligo di firma). Per gli investigatori, a capo c'era uno dei promotori storici della Banda della Magliana, Marcello Colafigli, che nonostante in regime di semilibertà, sarebbe riuscito a pianificare cessioni e acquisti di ingenti quantitativi di droga dall'estero mantenendo rapporti con esponenti della 'ndrangheta, camorra e della mafia foggiana.
I carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma stanno eseguendo nelle province di Roma, Napoli, Foggia e Viterbo l'ordinanza emessa dal gip di Roma che dispone misure cautelari nei confronti di 28 persone (11 in carcere, 16 agli arresti domiciliari e un obbligo di firma). Sono accusate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, di tentata rapina in concorso, tentata estorsione in concorso, ricettazione e possesso illegale di armi, procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale.
Dalle indagini, avviate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e dirette dalla Dda di Roma nel giugno 2020, è stata accertata l'esistenza del sodalizio criminale, con base logistica nella Capitale e operativo nell'area della Magliana e sul litorale laziale, capeggiato - secondo gli investigatori - da Marcello Colafigli che, nonostante in regime di semilibertà, sarebbe riuscito a pianificare cessioni ed acquisti di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti dall'estero.
Colafigli è stato riconosciuto insieme a Franco Giuseppucci, Enrico De Pedis, Maurizio Abbatino e Nicolino Selis, come uno dei promotori del gruppo criminale della Banda della Magliana. Gravato da più ergastoli, è stato condannato, tra l'altro, per il sequestro e l'omicidio del Duca Massimo Grazioli Lante della Rovere (considerata l'azione con cui la Banda ha iniziato la propria attività criminale) e l'omicidio, come mandante, di Enrico De Pedis.