Il vicedirettore di Rai3 è intervenuto in diretta durante "Un giorno da pecora" su Radiouno. Già negli anni aveva ricevuto diverse minacce di morte, come quelle raccontate dal suo stesso programma lo scorso gennaio
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«Da metà agosto sono sotto scorta 24 ore su 24, c'è un buontempone che dal carcere avrebbe incaricato due killer stranieri. Sarebbe un personaggio che gestisce il narcotraffico, legato a famiglie di Ndrangheta». Sigfrido Ranucci, vicedirettore di Rai3 e conduttore di Report, interviene a Un Giorno da Pecora, il programma radiofonico in onda su Radiouno Rai.
Ranucci negli anni aveva ricevuto diverse minacce di morte, come quelle raccontate dal suo stesso programma lo scorso gennaio. Nella puntata del 4 gennaio, il pregiudicato Francesco Pennino aveva rivelato che Ranucci era stato bersaglio di minacce già nel 2010 da ambienti vicini al boss Beppe Madonia, dopo la pubblicazione del libro Il Patto, scritto con Nicola Biondo sulla presunta trattativa Stato-mafia.
Report ha aperto la propria stagione ieri con una puntata sui vaccini, ottenendo il 10,4% di share. «Siamo molto contenti, c'è un gran lavoro di squadra. Un risultato del genere in prima serata, con una platea più piccola di 2 milioni di telespettatori sul totale, è notevole», dice Ranucci.
Sotto i riflettori della trasmissione, in particolare, il vaccino AstraZeneca. «Abbiamo cercato di capire perché un vaccino, su cui ha puntato tutta Europa, ad un certo punto sia scomparso. Abbiamo ricostruito i tasselli della vicenda, abbiamo buttato un vaccino che poteva essere utile per gli over 60 per una serie di errori di comunicazione e per la mancanza di omogeneità nella gestione dei dati. Il paradosso ora è che la Commissione europea ha acquistato 200 milioni di dosi di AstraZeneca e noi non le utilizzeremo, andranno a finire in Africa probabilmente. Bisogna formare i medici dei paesi in cui arriverà il vaccino» per i potenziali effetti collaterali.