In un «mondo a pezzi c'è bisogno di lacrime sincere». Lo scrive il Papa nei testi della Via Crucis che stasera si terrà al Colosseo con il cardinale vicario di Roma Baldo Reina. «La nostra convivenza ferita, o Signore, in questo mondo a pezzi, ha bisogno di lacrime sincere, non di circostanza», scrive nella meditazione dell'VIII stazione. Nella XIV e ultima il Papa ribadisce: «Gesù, che sembri dormire nel mondo in tempesta, portaci tutti nella pace del sabato. Allora la creazione intera ci apparirà molto bella e buona, destinata alla risurrezione. E sarà pace sul tuo popolo e fra tutte le nazioni».

«Disumana è l'economia in cui novantanove vale più di uno. Eppure, abbiamo costruito un mondo che funziona così: un mondo di calcoli e algoritmi, di logiche fredde e interessi implacabili», scrive Francesco. «La legge della tua casa, economia divina, è un'altra, Signore», aggiunge il Papa nella VII stazione, invocando la forza di «un cambio di rotta e un cambio di passo». Quindi il Papa prega Dio chiedendo «rialzaci!», perché «siamo bambini che a volte piangono», «siamo adolescenti che si sentono insicuri», «siamo giovani che troppi adulti disprezzano», «siamo adulti che hanno sbagliato», «siamo anziani che vogliono ancora sognare».

Il Papa, nella preghiera della Via Crucis, richiama all'assunzione di responsabilità contro l'indifferenza: «Siamo noi ad avere il fiato corto, a forza di evitare responsabilità. Basterebbe non scappare e restare: tra coloro che ci hai dato, nei contesti in cui ci hai posto. Legarci, sentendo che solo così smettiamo di essere prigionieri di noi stessi. Pesa più l'egoismo della croce. Pesa più l'indifferenza della condivisione», scrive nella meditazione alla seconda stazione della Via Crucis che si terrà stasera al Colosseo con il card. Baldo Reina, delegato dal Pontefice a guidare questa celebrazione.

Bisogna uscire fuori da una economia che «uccide e scarta» e considerare che «le persone non sono numeri», scrive il Papa nelle meditazioni della Via Crucis al Colosseo. «La via della croce è tracciata a fondo nella terra: i grandi se ne distaccano, vorrebbero toccare il cielo. Invece il cielo è qui, si è abbassato, lo si incontra persino cadendo, rimanendo a terra», scrive Papa Francesco nella meditazione della terza stazione sottolineando che contro «il cantiere dell'inferno», c'è invece «l'economia di Dio» che Ïnon uccide, non scarta, non schiaccia».

Nella quinta stazione il Papa sottolinea invece che c'è «bisogno di chi ci fermi, talvolta, e ci metta sulle spalle qualche pezzo di realtà che va semplicemente portato. Si può lavorare tutto il giorno, ma senza di te si disperde». E allora prega Dio di «fermare la nostra corsa», «quando andiamo per la nostra strada, senza guardare in faccia nessuno», «quando le notizie non ci commuovono», «quando le persone diventano numeri», «quando per ascoltare non c'è mai tempo».