Il conflitto iniziato tre anni fa sta riesplodendo nelle ultime settimane. Dalla prigione si è verificata un’evasione di massa di 4mila detenuti, poi l’incendio del settore femminile
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
epa11874966 A child standing on a grave watches as members of the Congolese Red Cross and volunteers carry victims of the recent conflict in a cemetery in Goma, Democratic Republic of the Congo, 04 February 2025. Over 900 people were killed and around 2,800 injured in the last two weeks in the eastern city of Goma of the DRC amid fighting between the M23 (March 23 Movement) rebel group and the government forces, the World Health Organization said on 03 February. The M23 (March 23 Movement) took control of Goma city, the capital of the North Kivu Province, days after claiming to have captured most of it after launching a large-scale offensive in the east of the DR Congo, which the DR Congo and the UN accuse Rwanda of backing. EPA/STRINGER
Violentate nel caos di una rivolta carceraria con evasione di massa e poi arse vive a centinaia nell'incendio di una prigione di Goma, dove erano rinchiuse: la guerra civile nell'est della Repubblica democratica del Congo ha generato un orrore senza precedenti in questo peraltro già sanguinoso conflitto iniziato tre anni fa ma che sta riesplodendo nelle ultime settimane.
Secondo un rapporto dell'Onu appena pubblicato, sono 2.900 i morti solo negli scontri per la conquista di Goma, mentre il conflitto, dopo la violazione di una fragilissima tregua, si sta estendendo nel sud Kivu, nell'est della Repubblica democratica del Congo.
Gli stupri e il rogo risalgono alla settimana scorsa ma sono emersi più chiaramente proprio mentre i ribelli del gruppo M23 - appoggiato dal confinante Ruanda con chiare mire sul possesso di terre rare e altri minerali critici indispensabili per le moderne tecnologie come cobalto e coltan - hanno smentito coi fatti un proprio annuncio di tregua umanitaria fatto martedì.
«C'è stata un'evasione di massa con 4.000 detenuti fuggiti. In quella prigione c'erano anche alcune centinaia di donne. Tutte sono state stuprate, poi è stato incendiato il settore femminile. Sono tutte morte». Questa la sintetica descrizione degli eventi risalenti alla mattina del 27 gennaio fatta da Vivian van de Perre, la vicecapo della Monusco, la Missione Onu in Congo.
Molto di più, e di attendibile, per ora era difficile da apprendere dato che, nonostante la presenza di migliaia di caschi blu dell'Onu, le restrizioni imposte dai ribelli hanno impedito alle squadre di soccorso di accedere al carcere per raccogliere prove e stabilire con certezza chi siano i responsabili della strage perpetrata nella città da oltre un milione di abitanti finita sotto il controllo dei miliziani di M23. Proprio questa settimana l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (Ohchr) aveva avvertito che la violenza sessuale viene usata come arma di guerra dai gruppi armati a Goma.