Migranti, braccio di ferro del Governo su Mediterranea e Sea Eye

Le due navi sono in cerca di un porto sicuro. Malta si dichiara disponibile ad accogliere la Ong italiana ma la parola data è rimasta per ora sulla carta mentre la “Alan Kurdi” - con 65 persone a bordo - annuncia: «Ci stiamo dirigendo verso Lampedusa»

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di Redazione
6 luglio 2019
10:31

Dopo l’odissea della Sea Watch, ci sono altre due imbarcazioni delle Ong cariche di migranti salvati al largo della Libia in mezzo al mare senza un porto dove andare. La prima è il veliero “Alex” di Mediterranea Saving humans con 54 persone a bordo, l’altra è la nave “Alan Kurdi” della Sea-eye con 65 migranti. Sia per la ong italiana che per quella tedesca scatta il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane e Salvini solleva con una lettera il caso diplomatico con la Germania.

Il caso Sea Eye

«Con 65 persone soccorse a bordo ci stiamo dirigendo verso Lampedusa. Non siamo intimiditi da un ministro dell'interno ma siamo diretti verso il più vicino porto sicuro. Si applica la legge del mare, anche quando qualche rappresentante di governo rifiuta di crederlo». Così Sea Eye in un tweet questa mattina, sulla rotta presa dalla  Alan Kurdi dopo il salvataggio di ieri.


Salvini si è affrettato a scrivere al collega Horst Seehofer: «se ne occupi la Germania, non verranno in Italia», il solito avviso.

La ong tedesca Sea Eye rischia di riproporre l’impasse della Sea Watch, con i tedeschi disponibili a fare la loro parte nel ricollocare i migranti, purché prima la nave raggiunga un porto sicuro. Cosa che l’Italia non intende concedere. Alla Ong è stato offerto un porto in Libia, rifiutato perché non considerato sicuro.

Lo scontro tra Mediterranea e il Viminale

Il Viminale vuole che la nave Alex vada a Malta che si è detta disponibile, ma la Mediterranea rifiuta la destinazione. Quest'ultima, secondo fonti del Viminale, rifiuta l'offerta dell'Italia di trasbordare gli immigrati per condurli a Malta a condizione che in porto entri anche l'imbarcazione della Ong Alex. La Ong propone di fermarsi, trasbordare gli immigrati su altre imbarcazioni messe a disposizione da Roma o La Valletta e invertire la rotta a circa 15 miglia nautiche da Malta (acque internazionali). Un comportamento che, secondo il ministero dell'Interno è una «provocazione» e dimostra che l'organizzazione si preoccupa di ottenere «l'impunità».

Malta che si era dichiarata disponibile ad accogliere i 54 migranti rimasti a bordo dell’Alex, la nave della Ong Mediterranea battente bandiera Italiana. In cambio, l'Italia prenderà 55 migranti attualmente sull'isola. Al momento la disponibilità data è rimasta sulla carta. Nel pomeriggio di ieri sono state trasferite dalla Alex su una motovedetta della Guardia Costiera i primi 13 tra donne e bambini.

Il veliero di 18 metri (con 11 persone di equipaggio) è adatto per crociere nelle isole del Mediterraneo, ma non ad ospitare per molti giorni una cinquantina di migranti (11 donne e 4 bambini) scampati dai centri di detenzione libici. Attualmente rimane fermo al limite delle acque territoriali italiane, a sud di Lampedusa e protesta sul divieto di entrare in porto: «è illegittimo perché non può applicarsi a una nave che ha effettuato una operazione di soccorso. E perché non può essere vietato a una bandiera italiana ingresso nelle acque del proprio Paese».

«Non abbiamo rifiutato ma vogliamo garanzie»

«Non abbiamo rifiutato La Valletta come porto sicuro ma in queste condizioni è impossibile affrontare 15 ore di navigazione. Siamo in attesa di assetti navali italiane o maltesi che prendano a bordo queste persone». Così Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea Saving Humans, da bordo della Alex, replica al Viminale.

Mentre il ministro Salvini insiste sul fatto che la Alex «Deve dispiegare le sue vele verso Malta». Ma come far giungere i migranti sull'isola? «Non siamo attrezzati a percorrere 100 miglia», dice la ong. La Difesa ha messo a disposizione mezzi della Marina Militare per il trasbordo. Dal titolare del Viminale non è però arrivato il via libera. «E' una questione di principio, non decidono loro dove sbarcare», dicono al Viminale, che non vuole far riprendere il mare all'imbarcazione umanitaria dopo aver portato a termine la sua missione. L'obiettivo è il sequestro. Meglio se a La Valletta

 

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