Si sono visti ieri pomeriggio, a Milano, Liliana Segre e Matteo Salvini. Un incontro che doveva rimanere nel riserbo più totale ma così non è stato. Il leader leghista si è presentato a casa della senatrice a vita a Milano, dopo le 17, con la figlia Mirta di 6 anni. E non erano presenti altri esponenti politici né delle istituzioni. Un faccia a faccia che arriva dopo le polemiche: prima quelle per l'astensione della destra sull'istituzione della cosiddetta commissione Segre, poi per le parole pronunciate ieri da Salvini. Nel commentare la notizia della scorta assegnata a Segre per le minacce subite, l'ex ministro dell'Interno avrebbe sminuito la questione dichiarando: «Anche io ricevo tante minacce». Un parallelo, quello con la senatrice sopravvissuta ad Auschwitz, che a tanti è apparso inopportuno.

Sull’incontro «Un totale impegno alla riservatezza»

«Ci sono vari modi di chiedere un appuntamento», aveva detto Segre. Non era convinta che la proposta di Salvini fosse vera. L’aveva letta sui giornali. Ma era pronta ad ascoltarlo. E così ieri ha aperto la porta. Chiedeva tranquillità. «Essendo una vecchietta pensavo di essere di nessun interesse, quindi non me lo aspettavo. Di certo non sono stata io a chiederla», aveva detto ieri, poco prima di ricevere la visita di Salvini, in un’intervista a RaiNews. «Un incontro privato che tale doveva restare. Da parte nostra manteniamo un totale impegno alla riservatezza», dice uno dei tre figli della senatrice, Luciano Belli Paci.

 

«Se io non odio, perché non dovrei aprire la porta? Chi mi vuole incontrare trova la mia casa aperta e accogliente. Se vuole venire gli offrirò del tè, i biscotti... certo non un mojito», aveva detto martedì Segre in un’intervista al Corriere, dopo che l’ex ministro dell’Interno aveva ventilato l’ipotesi di volerla incontrare.